“Stop alla giungla della sanità integrativa”

Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, interviene su un tema di attualità ma poco conosciuto

L’equivoco nasce da un sondaggio di grande impatto per i numeri divulgati commissionato, guarda caso, da una società assicuratrice che fornisce prestazioni sanitarie. Nessuno ha mai evidenziato tale aspetto, tutti però hanno puntato l’indice su quei presunti 11 milioni di italiani che per carenza di risorse non accederebbero alle cure. A fare chiarezza di recente, con stringenti argomentazioni sul “Sole 24 Ore Sanità” è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe impegnata da anni in formazione e ricerca sanitaria. “Sapienti strategie di marketing – sostiene il professore – con dati ottenuti da uno studio metodologicamente inadeguato e in conflitto di interessi, hanno fatto sì che gli stessi fossero legittimati da una divulgazione pubblica che ha oscurato i dati Istat, rigorosi, trasparenti e armonici a livello europeo” che mostrano una situazione affatto diversa. Il tutto secondo lo studioso di sistemi sanitari, per far digerire a istituzioni e opinione pubblica la necessità di integrare il Fondo sanitario nazionale con il cosiddetto ‘secondo pilastro’, ovvero la sanità integrativa finanziata con il ricorso alla mutualità da parte dei cittadini. Tanto che nella opinione pubblica, come nelle aziende, passando per la maggior parte dei media, si è insinuata l’idea dell’ineluttabile ricorso a fondi sanitari integrativi o polizze assicurative che secondo il presidente di Gimbe “spingerebbero il cittadino verso derive consumistiche e di privatizzazione”. Per questo lo stesso reclama l’urgenza di un Testo unico che riordini la materia, favorendo la sana competizione tra sistemi assistenziali.

Commenti Facebook:

Commenti