Giorgio Palù si è dimesso dalla presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa. “Comunico, dopo un’attenta meditazione, che la mancata sintonia col ministro e l’assenza di risposte dal Governo mi costringono a dare le dimissioni da presidente nominato di Aifa”. Queste le parole con cui Palù ha comunicato le sue dimissioni, contenute in un messaggio rivolto ai membri del Consiglio di amministrazione e ai direttori dell’ente, il 22 febbraio in occasione di una riunione informale. Un messaggio diffuso dall’Adnkronos Salute. “Recrimino la totale assenza di ascolto da parte del ministro nelle scelte operate per Aifa”, è uno dei passaggi. “Trovo offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico professionale il contenuto del Decreto di nomina alla presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco – tuona ancora il professore – in particolare la durata di un anno del mandato conferitomi, scelta quantomeno equivoca sul piano giuridico”. Nel decreto che formalizza la nomina, datato 9 febbraio, si prevede un incarico della durata di un anno da svolgere a titolo gratuito. Proprio tale formulazione ha amareggiato Palù, specie nel passaggio in cui si esplicita la breve durata. Il professore aveva già ricoperto la posizione di presidente per tre anni, assunta quando era già in pensione, con mandato quinquennale e a titolo gratuito. Ora trova nella cosiddetta interpretazione “restrittiva”, una disparità di trattamento nei confronti di altri presidenti pensionati ultrasettantenni, con decreti di nomina per l’Istituto superiore di Sanità (Rocco Bellantone, ndr) e con consulenti della commissione scientifico-economica di Aifa. “La non retribuzione dell’incarico non mi preoccupa di certo – sottolinea Palù – considerandomi al servizio della res publica. Ho infatti già svolto per tre anni le funzioni di presidente di Aifa senza ricevere alcun compenso né gettone di presenza, rifiutando anche di essere titolare di carta di credito dell’ente. Mi sorprende invece la disparità di trattamento rispetto ad altri presidenti di ente pubblico in pensione, beneficiari, contestualmente alla nomina, della legge numero 14 del 24 gennaio 1978. Legge che nel mio caso, ancora una volta, non trova applicazione”. Una nuova grana per il ministro della Salute Orazio Schillaci, anche in termini di immagine, considerata la stima di cui gode l’oncologo e patologo nella comunità scientifica e, soprattutto per una istituzione che ha affrontato pochi mesi fa una importante riforma, guidata proprio da Palù, che ha cambiato molti assetti interni.

 

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