Non solo valigie piene di soldi. Nella mission del Qatar, emirato del Medio Oriente, c’è la conquista di parte della sanità in Italia. Tutto inizia nel 2014, grazie a un accordo siglato il 21 maggio a Palazzo Chigi tra l’allora premier Matteo Renzi, il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru e il project manager della Qatar Foundation Endowment (QF) Lucio Rispo. Al centro delle attenzioni dell’emissario della monarchia costituzionale, che da tempo mira a imporsi nell’Occidente, l’acquisto e la trasformazione in Irccs – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico – del Bambino Gesù di Olbia, elevato a struttura di eccellenza, con un finanziamento decennale pari a 1,2 miliardi. Un anno importante il 2014 per la sanità italiana, in cui il 29 settembre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sigla alla Casa Bianca, in presenza di Barack Obama, un accordo che designa l’Italia quale Paese capofila nei successivi cinque anni per le strategie e le campagne vaccinali nel mondo, competenza che ha avuto occasione di dispiegarsi in modo ottimale nel corso della ancora oscura pandemia da Sars-CoV2. Parallelamente, nella Sardegna amministrata dal centrosinistra, il paese arabo ebbe modo di dispiegare tutte le sue competenze sanitarie, arrivando entro breve termine, alla firma di un secondo accordo il 14 luglio dello stesso anno, tra la stessa Fondazione votata al Rinascimento arabo e la omologa Fondazione del Policlinico Agostino Gemelli – sempre di area vaticana – per la gestione dell’Ospedale Mater Olbia, altra importante struttura destinata a diventare punto di riferimento della sanità isolana. Il nosocomio, che negli anni era stato fortemente depotenziato come molti altri servizi pubblici sardi, fu acquisito nel maggio 2015 dalla intraprendente fondazione qatarina, attraverso una piattaforma europea di investimenti. Una operazione ambiziosa e spericolata, che ha portato a ingenti investimenti con importanti interventi strutturali e tecnologici. “Siamo lieti di essere attivamente coinvolti in questo progetto e confidiamo in una lunga e fruttuosa collaborazione con la Qatar Foundation Endovment” dichiarò all’epoca Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Gemelli. Il piano, che presupponeva la riforma della rete ospedaliera sarda, non rispettò inizialmente la tempistica prevista. Complice la complessità della rimodulazione della offerta assistenziale e la corretta allocazione di risorse, fu lo stesso Raimondi, in qualità di amministratore delegato del Mater Olbia a dover spiegare, in audizione alla commissione Sanità della Regione Sardegna il 10 maggio 2018, i ritardi dovuti alla organizzazione dei nuovi assetti della struttura, passata dalla partnership con il Bambino Gesù a quella con il Gemelli di Roma. Nella stessa occasione, al preside di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Rocco Bellantone spettò il compito di illustrare i nuovi criteri assistenziali del Mater Olbia. Una serie di prodezze imprenditoriali in cui il cavallo di Troia del Bambino Gesù ha aperto le porte a operazioni ben più complesse. Progetti passati attraverso un significativo depotenziamento dei servizi sanitari della Sardegna. Illuminanti, a tal proposito, gli interventi dei consiglieri regionali in commissione. “Abbiamo rinunciato a tanta sanità pubblica pur di avere il Mater Olbia”, dichiarò nel corso della seduta il rappresentate del Partito sardo d’azione Giovanni Satta. L’ammissione di una capitolazione, da parte di un rappresentante della collettività nei confronti del potente privato – con quote della Fondazione Gemelli al 35% e quote del Qatar al 60% – che suscita molti interrogativi. Come tutta la spericolata operazione, che ha portato gli esponenti del Rinascimento arabo a investire nel nostro Paese attraverso la sanità religiosa, con cospicue risorse e inarrestabili investimenti. Pronti a cogliere al volo la prossima occasione di qualche struttura depotenziata o, meglio ancora, lasciata all’abbandono dalle istituzioni pubbliche, da portare in salvo.

Carta di identità della intraprendente fondazione

La Qatar Foundation for Education, Science and Community Development (in arabo: مؤسسة قطر‎), nota come Qatar Foundation (acronimo QF), è un’organizzazione qatariota non a scopo di lucro, fondata nel 1995 dall’emiro Hamad bin Khalifa al-hani e dalla sua seconda moglie Mozah bint Nasser al-Missned, che ne è presidente. Oltre a erogare finanziamenti privati, gode del supporto e del sostegno economico del governo del Qatar. Lo scopo della Qatar Foundation è lo sviluppo economico, sociale e culturale del paese asiatico, nonché la sua affermazione come leader nei settori dell’istruzione, della scienza e dello sviluppo comunitario su scala regionale e globale. A tale scopo ha stabilito delle joint venture nei campi della progettazione, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione degli studi politici e nella gestione degli eventi. Ha finanziato e seguito la progettazione e la costruzione dell’Education City, grande complesso universitario con sede a Doha. È stato il primo sponsor della squadra di calcio del Barcellona nel 2011. Sempre per il calcio, ha favorito l’assegnazione del recente campionato del mondo, con gli incontri disputati nei faraonici impianti di Doha e dintorni, realizzati con il sacrificio di tante vite umane.

 

 

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