Vaia è il direttore generale dell’Inmi Spallanzani

Ce l’ha fatta. Nel giorno in cui spira il termine dello stato di emergenza sanitaria in Italia Francesco Vaia, figura sempre al centro delle cronache per il ruolo svolto nel corso della pandemia, è stato nominato al vertice dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, con il parere positivo della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio, 13 voti a favore e uno contrario. Ha ricevuto il consenso dei consiglieri di maggioranza e dei rappresentanti dei gruppi di opposizione, tra cui Fratelli d’Italia e Forza Italia. Esperienza pluridecennale, ha iniziato la carriera all’apice delle aziende sanitarie alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Nativo di Casandrino in provincia di Napoli, classe 1954, è stato direttore generale della Asl 41 del capoluogo partenopeo poi, venuto a Roma ha alternato il ruolo di direttore sanitario con quello di direttore generale per vari anni: alla direzione sanitaria del Policlinico Umberto I per diventare in seguito direttore generale della Asl Roma C – Eur Ostiense attuale Roma 2 – per tornare ad affiancare in direzione sanitaria, la direttrice  della Asl Roma D di Monteverde, Portuense, Ostia e Fiumicino, ora Roma 3, Giuseppina Gabriele. Dopo alcuni anni di assenza dalla scena della sanità pubblica, Francesco Vaia torna alla direzione sanitaria dell’Umberto I per poi approdare allo Spallanzani, dove con l’esplosione della pandemia – e i primi due pazienti cinesi arrivati in Italia assistiti e guariti proprio nell’Istituto di via Portuense – il ruolo dello stesso, quale polo di riferimento per l’assistenza e la ricerca sul coronavirus assume una posizione centrale. Ė in questo periodo che si rinsaldano i rapporti tra Vaia e l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato che, nei primi anni 2000 dai banchi dell’opposizione del Consiglio regionale non risparmiò giudizi taglienti nei suoi confronti. Uno dei motivi di tale collaborazione, è stato il sostegno di entrambi nei confronti del vaccino russo Sputnik, messo sotto accusa in questi giorni di rinascente “guerra fredda”. E sul tema si imbastiscono fantasiose storie di presunto spionaggio, su cui si stanno misurando i fronti contrapposti. Nulla che possa però mettere in discussione la lettera aperta firmata da tutti i capi dipartimento, dalla direzione scientifica, dai primari, dai dirigenti sanitari e amministrativi dell’Istituto Spallanzani che, secondo una dichiarazione dello stesso D’Amato “rigettano in toto interpretazioni fuorvianti che in questi giorni stanno circolando a mezzo stampa”. L’Istituto, a quanto risulta a tutte le autorità di sicurezza della Repubblica, gode della massima fiducia, “al di là di ricostruzioni giornalistiche”, non sussistendo alcun fondamento per dubitare sulle azioni volte alla ricerca, all’assistenza e alla collaborazione con il gruppo di medici russi che, a inizio pandemia, ha collaborato con l’Italia.

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