San Giacomo: è chiuso ma paga l’affitto

sangiacomoTitoli, derivati, mercato finanziario. Banche, JPMorgan e altro nella vendita dell’ospedale

Dal 31 ottobre 2008 l’ospedale è chiuso ma continua a pesare sulle tasche dei cittadini. Tutto risale al 2001, quando la giunta regionale, presieduta da Francesco Storace, mette in atto una spregiudicata operazione finanziaria la cui attuazione, nelle stanze di via Cristoforo Colombo, era prevista da anni. Le cosiddette “cartolarizzazioni”, pensate dall’ex ministro Giuliano Tremonti passarono anche per la Regione Lazio e, all’epoca, fu costituita una società ad hoc la “Sanim”, a cui le Asl vendettero i propri beni, ovvero gli ospedali, ricevendo denaro contante per sanare il deficit e pagando un canone in “leasing” alla stessa, con possibilità di (improbabile) riscatto dopo 30 anni. Il tutto è oggetto di una interrogazione a risposta immediata dei portavoce del Movimento 5 stelle che fra l’altro puntano l’indice sulle enormi spese sostenute in procinto della chiusura del nosocomio – sancita dalla giunta Marrazzo – non risparmiate neanche nel 2009, a portone sbarrato e perfino nel 2013, per il rifacimento del tetto di copertura pericolante, causa usura, e altre spese tecniche, incluse quelle di guardiania e utenze varie che non sono mai cessate. Complessivamente, per un ospedale chiuso da 7 anni, la collettività ha sborsato circa 11milioni e 700 mila euro, cifra sulla cui opportunità la Corte dei conti, nella relazione del 2009, invitava a “riflettere se continuare a destinare senza che vi sia, neppure in prospettiva, un beneficio effettivo per l’utenza”.

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