Un fantasma si aggira per il Lazio: il territorio!

L’assistenza sanitaria di base è il primo livello attraverso il quale gli individui, le famiglie e la collettività entrano in contatto con il sistema sanitario nazionale, avvicinando il più possibile l’assistenza sanitaria ai luoghi dove le persone vivono e lavorano e costituisce il primo elemento di un processo continuo di protezione sanitaria.
Dichiarazione di
Alma Ata del 1978
OMS (Organizzazione
Mondiale Sanità)

La data è indicativa: 1978, l’anno della grande Riforma Sanitaria italiana, quella che puntava sull’universalismo, la prevenzione, la cura e la riabilitazione. Quella che metteva al centro la persona inserita in una rete di servizi, a partire dal territorio, in funzione dei quali l’individuo non si sarebbe mai trovato solo di fronte all’emergenza, alla malattia, al dolore. Quella che, purtroppo, non aveva fatto i conti con l’economia, il mercato, l’incrocio tra la domanda e l’offerta di servizi. Quella che aveva idealmente superato le logiche dei potentati, delle baronie, delle camarille di potere, degli appetiti dei partiti. Una riforma mutuata dal piano Beveridge, il liberale inglese che proponeva, per il dopoguerra, la rinascita dell’Europa attraverso un modello di Welfare State  che contrastasse i 5 elementi negativi della società contemporanea: povertà, malattia, ignoranza, squallore e disoccupazione. Forse troppo per la nostra Italietta.
Di tutto ciò oggi non resta nulla: tali principi si sono liquefatti di fronte all’urgenza di risanare i conti, all’impazienza di tagliare i servizi, alla necessità di assicurarsi comunque il consenso necessario per restare sulla cresta dell’onda. Dell’elemento basilare da cui partiva la legge 833/78, la medicina territoriale, nemmeno l’ombra. Il territorio non è neanche entrato a far parte dei complessi pensieri degli strateghi che pianificavano, programmavano, progettavano il nuovo Servizio sanitario.
Tempo fa, un autorevole esponente dell’attuale maggioranza che governa la Regione Lazio, affermò, nel corso di un prestigioso convegno: “Non si è mai investito sul territorio perché questo avrebbe significato meno appalti rispetto all’ospedale”. Parole coraggiose e agghiaccianti.  Affermazione che ci fa sperare non tanto in un cambio di rotta dei nostri amministratori, con il riequilibrio dell’offerta territoriale rispetto a quella ospedaliera ma in una consapevolezza sempre più diffusa che la battaglia deve essere quella per la legalità e la trasparenza.
Appare chiaro a tutti il motivo per cui, magistrati e forze dell’ordine, di fronte al caos dell’emergenza, si sono subito interessati ai bilanci, ai contratti, alle procedure amministrative di Asl e ospedali. Il resto possono farlo i cittadini, gli strumenti ci sono.

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