Il Bambino Gesù trasloca al Forlanini? Non c’è nulla di ufficiale, se non una campagna mediatica che va avanti da mesi ma la notizia, data quasi per certa dal quotidiano Repubblica, ha suscitato molte reazioni tra i cittadini e non solo di consenso. Se da una parte molti sostengono la necessità di recuperare il grande complesso ospedaliero, chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015, apprezzando che vi trovi sede un nosocomio pediatrico, non manca però un pensiero critico, su una operazione che a molti apparirebbe non proprio cristallina. Ricorrono all’ironia, i rappresentanti del coordinamento di comitati per il “Forlanini proprietà pubblica e bene comune”, un network di associazioni di quartiere, di professionisti e di pazienti che da anni si batte affinché l’ospedale dismesso sia restituito alla collettività per quelle che sono le reali necessità ovvero, l’assistenza sanitaria pubblica a tutte le fasce di popolazione e il ricovero in lungodegenza di pazienti fragili. Per questo, cogliendo l’opportunità delle feste natalizie, hanno diffuso un volantino che, riferendosi all’arrivo dei Re Magi, denuncerebbe il grande affare, connotato dal regalo del Forlanini all’ospedale pediatrico della Santa Sede. Secondo gli esponenti del coordinamento, tutto partirebbe dall’assessore alla Sanità della giunta guidata da Nicola Zingaretti, Alessio D’Amato che “nella sua campagna elettorale come presidente del Lazio, ha sostenuto di voler fare del Forlanini la nuova sede del Bambino Gesù”. La risposta dei cittadini è stata chiara: il presidente eletto non è D’Amato ma Francesco Rocca che, riporta il volantino “aspetta solo che il Vaticano lo chieda e, lui, sarà ben lieto di accogliere la richiesta”. Cambiano i protagonisti, non cambia l’oggetto del contendere. In realtà il Vaticano ha reclamato più volte l’ospedale, a condizioni che però la Regione Lazio non si sentirebbe di avallare: la concessione della extraterritorialità. Ovvero lo Stato italiano cederebbe 14 ettari di patrimonio (circa un terzo della Città del Vaticano) a uno Stato estero – perché di questo si tratta – senza poter più disporre del bene se non per il ricovero e la cura di piccoli pazienti. La Santa Sede si troverebbe così a poter usufruire di un parco strepitoso e di un immobile con vincolo storico-architettonico, godendo della facoltà di intervento al di sopra di tutte le prescrizioni previste dalla soprintendenza, incluso l’abbattimento. Possibilità da non escludere, considerato lo stato di manutenzione e il fisiologico deterioramento delle strutture in cemento armato. Ma il volantino del coordinamento osa ancora di più: ipotizza che la trattativa, tenuta nel più stretto riserbo, “coinvolgerebbe due stati, Vaticano e Italia o forse tre, perché la salute di noi italiani sembra essere al centro delle attenzioni della monarchia costituzionale del Qatar che, con la ‘Qatar Foundation Endowment’ tenta l’assalto alla sanità in Italia come partnership, prima con la fondazione Bambino Gesù e poi con il Gemelli di Roma”. E non è soltanto una supposizione il testo del comunicato, perché si basa su quanto avvenuto in Sardegna a partire dal 2014. Nell’isola sembra proprio che l’acquisizione del locale istituto Bambino Gesù da parte dei qatarioti – previa intesa a Palazzo Chigi con l’allora governo Renzi – abbia favorito i ricchi emiri nella partnership fra Qatar Foundation e Policlinico Universitario Agostino Gemelli per la gestione del polo ospedaliero Mater Olbia passato dal pubblico al privato. Illuminanti, in tal senso, le parole messe a verbale del consigliere regionale del Partito sardo d’azione Giovanni Satta, nella seduta della commissione Sanità del 10 maggio 2018: “Abbiamo rinunciato a tanta sanità pubblica pur di avere il Mater Olbia”. Non occorrono ulteriori commenti ma i comitati continuano il cannoneggiamento. “I ricchi Emirati Arabi, in vista dell’esaurimento dell’oro nero puntano a un nuovo pozzo da cui attingere ricchezza: la sanità italiana. E nel nostro paese, dove ogni asset strategico – trasporti, telecomunicazioni, energia, servizi e altro – è stato venduto ai privati, a loro appare facile impresa”. Ė su questo terreno che si gioca la sorte del Forlanini. Una riflessione in più per i rappresentanti delle istituzioni.

 

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