Come ogni anno, ci ritroviamo a tu per tu con i nostri lettori per il consueto augurio di buon Natale  e felice Anno nuovo e come sempre, il nostro pensiero va a tutti coloro che, in prima linea o nelle retrovie, quotidianamente si impegnano affinché il Servizio sanitario nazionale – una delle risorse più preziose di cui disponiamo – continui a offrire un’assistenza di qualità, nonostante le note difficoltà. Auguri ai camici bianchi di ospedali e Asl, ai medici di famiglia e degli istituti di ricerca, delle case di cura e delle residenze sanitarie; auguri agli operatori dell’emergenza, auguri a infermieri, caposala, operatori sociosanitari, a chi si trova ogni giorno a contatto con i malati e vicino al dolore e auguri anche a chi, lontano dal reparto, opera in un ufficio o dietro uno sportello, in lotta con una soffocante burocrazia e cerca scappatoie in favore di chi soffre. Auguri e un grazie a chi è in grado di regalare un sorriso, allietando chi è in difficoltà in un pronto soccorso o in lista di attesa per una visita che non arriva mai. E ancora, buon anno ai farmacisti, che dietro al bancone si rendono disponibili a consigliare, ascoltare, indirizzare la collettività nel contorto labirinto sanitario. E auguri ai veterinari, ai biologi, ai tecnici, ai fisioterapisti, ai logopedisti e alle numerose professionalità che popolano il mondo sanitario. Il 2023, oltre a essere un anno costellato dalle ataviche difficoltà che da decenni affliggono il settore, è stato un anno di lotta. Mai come negli ultimi mesi, si era assistito a manifestazioni dei professionisti della salute che hanno il merito di ridestare l’attenzione su un settore flagellato, nell’ultimo decennio, dal taglio di risorse finanziarie e umane. Per questo, il nostro augurio finale va ai malati e ai fruitori di servizi sanitari pubblici sempre meno rispondenti alle esigenze della collettività. Inutile elencare le responsabilità: è l’ora di trovare rimedi, senza ulteriori ipocrisie. Il 23 dicembre, la legge 833 del 1978 “Istituzione del servizio sanitario nazionale” compie 45 anni e  facciamo gli auguri anche a lei, riteniamo ne abbia bisogno. Viene da chiedersi se non sia arrivato il momento di rivedere questo eccellente provvedimento, mutuato dalla riforma Beveridge che in Gran Bretagna, negli anni Quaranta del Novecento, propugnò un modello di assistenza totale “dalla culla alla tomba”. In un Paese, l’Italia, dove le culle sono sempre di meno e, per fortuna, l’invecchiamento attivo è una realtà sempre più presente.  (Nell’immagine: Natività mistica di Sandro Botticelli, National Gallery, Londra

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