Corte dei Conti: Regione insolvente, sanità in rosso

StethoscopeÈ impietoso il giudizio della sezione di controllo regionale della Corte dei conti, relativo al rendiconto finanziario 2012 della Regione Lazio. “Insolvenza finanziaria” da almeno dieci anni, con un passivo di 4 miliardi e la mancata osservanza, nella precedente gestione, del principio di equilibrio del bilancio. Sebbene abbia rispettato gli obiettivi programmatici del patto di stabilità, la Regione ha approvato il bilancio preventivo 2012 “in un pareggio solo formale” e non ha predisposto di Documento di programmazione economica e finanziaria per il triennio 2012-2014, “violando la normativa statale e regionale”. Sono state effettuate spese maggiori rispetto alle risorse accertate, pari al 15,58%. Il buco della sanità ammonta a 720,5 milioni, con una spesa ospedaliera fuori controllo e un aumento dei costi per il personale.

I magistrati contabili, pur dando atto all’amministrazione di aver abolito le figure dei capi dipartimento dal 1 ottobre, rilevano quanto siano prolificati gli incarichi dirigenziali a tempo determinato per il personale del comparto, ovvero le cosiddette “posizioni organizzative e incarichi di alta specializzazione”. Su un numero di dipendenti inquadrati nella categoria D per complessive 1669 unità, 1283 pari al 76,88%, sono stati incaricati a ricoprire posizioni di responsabilità, con relativo aggravio di emolumenti. Si pensi che le attuali disposizioni, inserite nei contratti collettivi nazionali, presuppongono la compatibilità dei costi con i vincoli di bilancio per questo, la giunta Zingaretti, ha garantito di adeguarsi alle raccomandazioni della magistratura contabile.

Altro punto dolente, il patrimonio immobiliare, che potrebbe costituire una importante risorsa da mettere a reddito. Ebbene, a tutt’oggi, emerge la mancanza nell’ente locale della cognizione completa dello stesso patrimonio. La stessa amministrazione stima “necessario un periodo di 3/5 anni per definire la situazione ed entrare nella normalità operativa per il completamento dell’attività di identificazione, censimento ed accatastamento di ogni singola partita, sulla base delle risorse umane e tecniche disponibili, ipotizzandosi anche che parte del patrimonio regionale possa risultare, all’esito di tali verifiche, essere stata oggetto di usucapione ventennale da parte di terzi”. Insomma una vera Caporetto, considerando che il presidente Zingaretti, lo scorso 18 novembre aveva lanciato l’idea di mettere a reddito i beni di proprietà delle Asl – un tempo in comunione tra le aziende – i cui proventi sono per legge destinati a “contribuire all’azzeramento del disavanzo sanitario regionale”. Soltanto su sollecitazione della Corte, la Regione ha avviato il procedimento di nomina dei dirigenti regionali che svolgeranno le funzioni di commissario ad acta per i comuni che si sono resi inadempienti all’obbligo di immettere la Regione Lazio nel possesso degli immobili. Una strada tutta in salita.

 

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