La salute dei cittadini tra elezioni e responsabilità

“Scusate per questa insolita richiesta: conoscete nessuno all’ospedale San Camillo?”. Inizia così una nota, tra le tante che riceviamo, che Federica in preda alla disperazione ci ha indirizzato chiedendo un aiuto. Molte sono le lettere di denuncia delle pessime condizioni in cui si trova la sanità del Lazio con cui abbiamo a che fare ma una richiesta di aiuto così drammatica e così diretta non l’avevamo mai trattata. Sua nonna, 93 anni, da quattro giorni staziona nel pronto soccorso dell’ospedale romano sulla Gianicolense per sospetta trombosi con necrosi delle dita del piede. “Ci dicono sempre che la porteranno in reparto ma non la portano mai…al telefono non rispondono e dobbiamo recarci lì di persona perché lei è sola da quattro giorni, senza nessuno con cui parlare e non ci comunicano neanche i risultati degli esami che le fanno”. Una situazione inaccettabile e purtroppo molto comune nei nostri nosocomi. Che la sanità sia al collasso è noto a tutti, tra tagli e soppressioni, faraonici progetti di iperdigitalizzazione legati al Pnrr e ordinarie storie di dolore ma la campagna elettorale non se ne accorge. Il tema, tra bollette impazzite e Unione europea in confusione, è sparito dai radar. Si palesano talvolta sintetici programmi di partiti e coalizioni che non affrontano il reale quesito che ci si pone da anni: la sanità pubblica è ancora un diritto costituzionalmente garantito o le “aziende” sanitarie sono soggette a leggi di mercato? Nessuno risponde ma di qualche responsabilità qualcuno prima o poi dovrà farsi carico. Ripercorrendo i 44 anni di Riforma sanitaria, di aziendalizzazione, di regionalizzazione, di occulta privatizzazione, ci chiediamo se ai raggruppamenti politici che si fronteggiano venga in mente di interrogarsi sulle responsabilità. Una parola pesante che di fronte alla capitolazione della sanità pubblica assume grande valore e di cui un po’ tutti dovrebbero avvertire il peso. A Berlino, sotto il monumento di Marx ed Engels, dopo il novembre dell’89 qualcuno attribuì ai filosofi le colpe dei turbolenti eventi culminati con la caduta del muro. “Wir sind schuldig”, siamo colpevoli anche se inizialmente con la particella un, poi cancellata, si scagionavano i teorici del marxismo da ogni responsabilità. Fatte le debite mutazioni, c’è da augurarsi che anche in Italia, accertate le colpe del disfacimento del Servizio sanitario nazionale, si segua l’auspicio scritto sul retro del monumento: “beim nächsten Mal wird alles besser”. La prossima volta andrà meglio. Con un pizzico di autocritica e una buona dose di volontà ci si potrebbe riuscire. (nella foto: il monumento di Marx ed Engels a Berlino)

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