Croce rossa, cura dimagrante e riorganizzazione

E’ contenuto in otto articoli il destino della Croce rossa: i comitati locali e provinciali esistenti alla data del 30 settembre 2011 – recita il decreto legislativo di riordino – assumono la natura giuridica associativa di diritto privato e sono disciplinati dalle norme del codice civile. E’ bastato questo per scatenare proteste e tafferugli, di entità non trascurabile, tra i lavoratori e le forze dell’ordine, specie nella manifestazione del 26 ottobre scorso sotto Palazzo Chigi, con identificazione e denuncia per sei persone per blocco stradale e corteo non autorizzato. La massima preoccupazione è per 1600 precari che, secondo i sindacati – la Unione sindacale di base in particolare – correrebbero il rischio di licenziamento, così come 1400 dipendenti di ruolo. In effetti il decreto prevede una robusta cura dimagrante per l’ente: stop ai finanziamenti statali finalizzati al funzionamento dei comitati territoriali, iscrizione nei registri di volontariato sebbene i compiti di interesse pubblico continuino ad essere esercitati con tutti i crismi, attività finanziate “attraverso apposite convenzioni e con oneri a carico del Comitato centrale o dei Comitati regionali nell’ambito delle disponibilità di bilancio”. Previsto quale opzione, per il personale civile in servizio con rapporto a tempo indeterminato, il transito presso altre pubbliche amministrazioni. In sintesi, la mobilità per chi non accetti la permanenza nell’ente con contratto di diritto privato e rideterminazione degli organici “previa verifica degli effettivi fabbisogni e previa consultazione delle Organizzazioni sindacali”. I sindacati però non ci stanno e, oltre a contestare le decisioni del governo sulla riorganizzazione, accusano la Regione Lazio per il mancato rinnovo della convenzione con il servizio di emergenza 118 che lascerebbe campo libero agli operatori privati del soccorso.

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