Batteri resistenti agli antibiotici: il numero dei pazienti interessati al fenomeno è in costante aumento e in Europa muoiono ogni anno circa 33mila persone. La resistenza antimicrobica (AMR) è stata dichiarata dalla Organizzazione mondiale della sanità uno dei principali problemi sanitari mondiali e secondo i dati dell’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si stima che nel 2050, se non si correrà ai ripari tempestivamente, si potrebbe arrivare fino a un milione di decessi nel mondo. Una pandemia silente, che vede il nostro Paese, insieme alla Grecia, come quello con la più alta prevalenza di patogeni resistenti agli antibiotici e con circa 10mila decessi annui addebitabili a tale causa. I numeri sono peggiorati durante la pandemia da Covid-19, con infezioni sempre più complesse da trattare dovute a ceppi resistenti e costi medi stimati, per ogni caso, tra gli 8 e i 34mila euro. Una situazione improponibile per la sanità italiana, a corto di risorse, le cui criticità sono state affrontate il 14 dicembre, nel convegno “Eredità Covid-19: Amr la pandemia silente prevenzione e diagnosi”, promosso dalla Associazione “Giuseppe Dossetti: i valori. Tutela e sviluppo dei diritti”. Ricercatori, clinici, microbiologi, docenti, rappresentanti di società scientifiche, di aziende farmaceutiche e parlamentari, si sono confrontati sugli strumenti per combattere la resistenza antimicrobica, facendo i conti con una realtà quale la sanità pubblica italiana, a corto di risorse atte a promuovere la ricerca e afflitta da una opprimente burocrazia. Numerosi gli stimoli e le soluzioni proposte: dall’approccio multidisciplinare alla diagnosi tempestiva, dalla centralità dei laboratori all’apporto delle società scientifiche alla elaborazione di linee guida e al partenariato pubblico-privato, con opportune misure fiscali volte ad agevolare le aziende del farmaco per la ricerca.

Commenti Facebook:

Commenti