Villa Tiburtina, i cittadini in lotta: “riaprire subito”

Villa Tiburtina, “la Asl Roma 2 deve essere parte attiva per la riapertura del presidio sanitario”. Ė questa la conclusione cui sono giunti i rappresentanti del comitato spontaneo, nato da qualche mese per sostenere la rinascita di un polo fondamentale per i quartieri di Rebibbia e Ponte Mammolo, chiuso dalla Regione Lazio per combattere i conti in rosso della sanità. Dopo iniziative nel quartiere, raccolte di firme, eventi simbolici di fronte all’edificio inesorabilmente sbarrato da più di dieci anni, il 2 febbraio i cittadini sono arrivati sotto la direzione generale della Asl Roma 2 a Portonaccio, con l’intento di essere ricevuti dai vertici aziendali ma, dopo strenue insistenze, in cui non sono mancati momenti di tensione, hanno potuto parlare soltanto con il direttore del 4°distretto Giuseppe Gambale che, pur offrendo la massima disponibilità al confronto, non ha potuto garantire alcun impegno circa la riapertura se non subentrano atti ufficiali da parte delle istituzioni coinvolte. Villa Tiberia è infatti di proprietà della Fondazione Eleonora LorillardSpencer Cenci che a fine anni Sessanta ha messo l’edificio nelle disponibilità dell’Università di Roma “La Sapienza”. Aperta poco prima del 1970, la clinica di via Casal de’ Pazzi è sempre stata considerata dai residenti del quartiere un modello di organizzazione ed efficienza. Attivata quale sede distaccata del Policlinico Umberto I, era specializzata nella diagnosi e riabilitazione delle malattie polmonari, una branca della medicina che nella Capitale, dopo la chiusura dell’ospedale Forlanini, non trova adeguate sedi per prestare un’assistenza a tutto tondo. Disponeva della Fisiopatologia respiratoria, della Neurologia e Neuropsichiatria, della Pediatria, di un reparto di Chirurgia ben organizzato – che sopperiva alla mancanza di un grande ospedale nelle vicinanze – e di numerosi ambulatori, tra cui quello della Asl Roma 2, indispensabili per snellire le liste di attesa delle strutture pubbliche più inflazionate. Poi i tagli della Regione Lazio, come avvenuto per tanti presidi del territorio, ne hanno sancito la fine mentre l’epidemia da Covid, nell’ultimo anno, ha evidenziato la necessità di un presidio di prossimità essenziale per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. “La Asl ha il compito di promuovere la salute nei territori” sostengono dal comitato “Riapriamo Villa Tiburtina”, impegnato in una raccolta di firme che ha visto finora più di 2000 sottoscrizioni. Per questo i cittadini intendono andare avanti con una battaglia che, nell’incontro del 2 febbraio con il capo distretto ha compiuto “un piccolo ma significativo passo”.  

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