Sanità: da Lady Asl a Mister Onlus l’assessorato scotta

Da alcuni giorni il quotidiano romano “Il Tempo” pubblica, a caratteri cubitali, editoriali e articoli riferiti a una presunta truffa, scoperta dalla Guardia di finanza e sotto esame della Corte dei conti, in cui sarebbe coinvolto l’attuale assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, accusato per il presunto “dirottamento” di 275 mila euro elargiti dalla Regione Lazio a beneficio della onlus Italia-Amazzonia, di cui era presidente onorario, che sarebbero serviti alla sua campagna elettorale. Ferma restando la presunzione d’innocenza, scovati i possibili collegamenti tra il Lazio e la foresta pluviale del Brasile, considerata la linea editoriale di sireneonline.it, che racconta la sanità nella sua organizzazione senza toccare vicende giudiziarie, non possiamo tirarci indietro di fronte alle insistenze di alcuni lettori che dopo tali notizie si sentono disorientati. Ci fanno notare, da più parti, come sia compatibile la permanenza di una figura in un posto chiave – senza contare la discutibile vicenda di mascherine e camici pagati e mai arrivati – quando sussistano sospetti di vicende mai chiarite negli anni, per cui neanche di fronte ad allarmanti notizie sbandierate da un quotidiano di parte politica avversa arrivano smentite, chiarimenti e/o querele in caso si tratti di falso. Siamo sicuri che, prima o poi tali chiarimenti arriveranno, considerati i trascorsi dell’assessore. Un passato nel Consiglio regionale di via della Pisana sui banchi di Rifondazione prima, del Partito dei comunisti italiani poi e oggi nel Pd di Zingaretti. Vicepresidente della commissione Bilancio, membro della commissione Sanità, autore di due pubblicazioni sul tema, oltre alla tesi di laurea in sociologia sugli “Aspetti critici della Riforma sanitaria”. La notorietà arriva nel 2008 con una di queste: “Lady Asl la casta della sanità fatti e misfatti”, scritto a quattro mani con il giornalista Dario Petti che, da una attenta analisi di “fonti amministrative, giudiziarie e giornalistiche”, ripercorre tutte le tappe che portarono alla scoperta di uno dei tanti scandali che hanno coinvolto, coinvolgono e, purtroppo, coinvolgeranno il sistema che ruota intorno alla salute dei cittadini. Forte, all’epoca, il clamore mediatico suscitato dall’inchiesta che coinvolse Anna Giuseppina Iannuzzi più consorte e vari personaggi del sottobosco politico regionale, cui seguirono pesanti condanne. Ci auguriamo di cuore per noi, e per i nostri lettori, che l’assessore possa chiarire la sua vicenda e dimostrare la piena estraneità alle gravi accuse che gli vengono rivolte. Sarebbe assurdo vedere condannato per truffa ai danni della stessa Regione chi dovrebbe gestire una materia così delicata e prioritaria per la collettività. La nostra speranza si fonda sul corposo lavoro di inchiesta e di denuncia in cui D’Amato si è sempre impegnato. Nelle conclusioni di “Lady Asl”, l’autore si sofferma sui numeri “sufficientemente esplicativi” ovvero “l’incidenza della spesa pro capite nel settore sanitario del Lazio che è la più alta in Italia”, passando poi al secondo dato relativo alla corruzione “da cui emerge come il Lazio sia la regione con il maggior numero di illeciti”. Purtroppo, rispetto al 2008, anno di pubblicazione del libro, nulla è cambiato. Il Lazio è la regione con l’Irpef più alta del Paese e, da un rapporto di Transparency Italia (https://www.sireneonline.it/wordpress/?p=6833) appare che il triste primato della corruzione in sanità appartiene a questo territorio. Ci consola però l’esortazione che l’assessore/saggista formula nel finale, rispetto alla necessità di una riforma profonda della “governance del sistema”. In merito ai protagonisti di tali vicende, D’Amato sostiene: “il necessario ricambio dovrebbe avvenire attingendo a forze giovani, fresche, con competenze e professionalità”. Ci chiediamo chi fossero i soggetti a cui tale oculata indicazione era riferita.
 

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