Sanità regionale: fine del commissariamento ma non del Piano di rientro. Sembra un gioco di parole per iniziati, che la collettività a suo tempo, forse non aveva ben recepito. La favola dell’uscita dei conti regionali dal controllo del ministero dell’Economia (Mef) – annunciata almeno cinque o sei volte, nel corso del 2020 da un trionfante Nicola Zingaretti – alla prova dei fatti è venuta giù come un castello di carte. L’ultima riunione per la cosiddetta parifica, ovvero la funzione di supervisione che la Corte dei conti esercita sui bilanci degli enti locali, ha dimostrato che i conti della Regione da poco abbandonata dalla compagine di centrosinistra fanno acqua da tutte le parti. Dopo un confronto con i magistrati contabili, il neo eletto presidente Francesco Rocca, ha denunciato un debito di 22 miliardi “Per cui dovrà essere avviata una interlocuzione con il governo per trovare soluzioni adeguate”, ha dichiarato Rocca, e la minaccia di un nuovo ricorso alla tutela del Mef non sembra così remota. Subito è scattato l’allarme. Per primi i sindacati Cgil Cisl e Uil Funzione pubblica hanno manifestato in una nota tutta la loro preoccupazione per l’eventuale commissariamento della sanità del Lazio, “Una pessima notizia sia per il personale sanitario tutto, che per le cittadine e i cittadini del Lazio, che pregiudicherebbe qualsiasi azione volta al miglioramento del Servizio sanitario regionale, prima fra tutte l’ingente piano straordinario di stabilizzazioni e assunzioni di almeno 10.000 unità, nei prossimi due anni”, hanno sentenziato all’unisono i segretari Giancarlo Cenciarelli, Giancarlo Cosentino e Sandro Bernardini, che hanno chiesto un incontro immediato al presidente. Al contrario Alessio D’Amato, già assessore alla Sanità e candidato presidente nella recente tornata elettorale, non vede la drammaticità della situazione ritenendo che, in base ad alcuni parametri tecnici, non sussisterebbe il rischio commissariamento. Consultando i vari documenti prodotti dalla Corte dei conti si nota che il procuratore regionale del Lazio Pio Silvestri, il 10 novembre 2022, nel giudizio di parifica dell’esercizio finanziario relativo al 2021, parlava di “Risultati lusinghieri anche se rimane un tratto di strada da compiere per garantire servizi efficienti e costi sostenibili. Appare necessario – è sempre Silvestri a intervenire – alzare ancora il livello di efficienza della macchina amministrativa regionale e di quella delle aziende sanitarie chiamate a un ripensamento dell’intero sistema sanitario messo vieppiù in crisi dall’emergenza pandemica”. Nulla di definito quindi, niente che potesse far pensare a una situazione debitoria risolta, a casse risanate e ad aziende “efficientate”, considerate le perdite annuali nel bilancio dei più grandi ospedali. L’allora presidente Zingaretti, si affrettò ad approvare il cosiddetto collegato, norme che recepiscono alcuni importanti rilevi formulati dalla Sezione e dalla Procura, non dimenticando di esprimere un giudizio lusinghiero sulla “efficacia delle funzioni di controllo della Corte dei conti” e assicurando di aver “fatto tesoro delle indicazioni da questa fornite”. Sulla scia delle dichiarazioni del governatore, per testate, e reti unificate, “era la fine del commissariamento”. Nessuno che ponesse un minimo di attenzione alle dichiarazioni di qualche esponente dell’opposizione. Ad esempio – e voce isolata – il fuoriuscito dal M5s Davide Barillari che sui social dichiarava: “L’uscita dal commissariamento annunciata da Zingaretti, non farà scomparire i sacrifici che ancora si dovranno fare per rispettare il Piano di rientro, che durerà ancora diversi anni, nel corso dei quali dovranno essere ripianati tutti i debiti”. Parole profetiche a cui, al momento, non ci sono risposte immediate e rassicuranti. Viene da chiedersi dove fossero, all’epoca, quegli iniziati che tra le righe, e in mezzo a tanti ingiustificati trionfalismi, avrebbero potuto leggere il reale significato di frasi falsamente rassicuranti sbandierate al vento. (Nella foto: Nicola Zingaretti)

Commenti Facebook:

Commenti