Sanità, arte e cultura: ci salverà la bellezza?

Grande apprezzamento ha suscitato, il 22 luglio scorso, la notizia del restauro della strepitosa Corsia Sistina dell’ospedale Santo Spirito di Roma. Al disvelamento degli splendidi affreschi del ‘400, opera di discepoli del Ghirlandaio e del Pinturicchio – che sovrastano quelle che fino a metà degli anni’80 del secolo scorso erano adibite a corsie per il ricovero degli infermi – c’era il pubblico delle grandi occasioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a conferire all’evento un’aura di grande prestigio. Non è cosa da poco, per l’ospedale transtiberino, il più antico di Roma, realizzato in realtà da un inglese. Nel VII secolo il saggio Ina re d’Inghilterra, consapevole dei disagi dei connazionali in pellegrinaggio, che arrivati nell’Urbe non trovavano un ricovero, fondò nei pressi di San Pietro l’ospizio dei Sassoni grazie al Romscott, obolo annuo versato dai sudditi. Fu Innocenzo III nel 1198, in seguito a un sogno profetico, a provvedere ai lavori di ingrandimento della ormai antica Schola Saxonum, destinandone una parte all’accoglienza dei figli illegittimi abbandonati, come attesta l’antica ruota degli esposti, nella strada adiacente l’ingresso storico del nosocomio. Proprio allora, chiamati dal papa, i frati dell’Ordine di Santo Spirito ne divennero amministratori ma soltanto nel 1473 in pieno Rinascimento un altro papa, Sisto IV Della Rovere, finanziòla costruzione di una nuova struttura sanitaria, la Corsia Sistina. Al centro dell’ospedale di papa Sisto, si eleva un Tiburio sotto al quale spicca un altare per le celebrazioni, unica opera romana di Andrea Palladio (1546). La giornata era animata dalla liturgia mentre un organo allietava i degenti. Oggi, le sale intitolate agli archiatri pontifici Giorgio Baglivi e Giovanni Maria Lancisi, in cui si snodano gli affreschi con le storie di Innocenzo III e Sisto IV, sono state adibite a centro congressi ed esposizioni e non è un caso se, proprio in questi giorni, ospitano la mostra fotografica dedicata ai momenti topici della pandemia da Covid 19. “Salute e cultura: un binomio imprescindibile”, ha infatti sottolineato nel corso della presentazione del restauro il direttore generale della Asl Roma 1 Angelo Tanese, che amministra il complesso monumentale del Santo Spirito. Come non è casuale la fondazione, da parte dello stesso, della Acosi, associazione ospedali storici italiani, un network che raggruppa i più antichi nosocomi con finalità di “valorizzazione” e tutela. In realtà sono numerosi, e non solo a Roma, gli ospedali meritevoli di salvaguardia e potenziali attrattori di un pubblico attento e appassionato. Sicuramente attivare un circuito di interesse sarebbe un valore aggiunto per l’arte e la cultura, che potrebbe avere positive ricadute anche per la sanità. Magari, grazie all’arte e alla cultura, si potrebbe tentare il recupero di due ospedali storici e ricchi di testimonianze, il Forlanini e il San Giacomo, abbandonati all’incuria e destinati all’oblio. Potrebbe essere un’istanza a cui un’amministrazione regionale attenta e sensibile alle esigenze della collettività non dovrebbe restare insensibile. E le elezioni regionali nel Lazio sono vicine. (Nella foto: l’antico complesso monumentale del Santo Spirito)

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