Microcitemie: chiude il centro, meno prevenzione e più costi per la Regione

microSe ne parlava da mesi ma nei giorni scorsi, implacabile, è arrivata la chiusura, da parte della Regione Lazio, del centro per la prevenzione e cura delle microcitemie e talassemie, gestito da 40 anni dalla Anmi Onlus, associazione che, sebbene privata ha rappresentato in questi decenni un punto di riferimento in termini di prevenzione, ricerca e cura. Il primo commento su tale chiusura, arriva dal responsabile di Ematologia del policlinco Gemelli Valerio De Stefano, che paventa “ripercussioni sulla popolazione della nostra regione in termini di abbattimento dei livelli quantitativi e qualitativi delle prestazioni sanitarie generali”. Non lasciano dubbi le prestazioni offerte dal centro: un milione 567.320 i bambini esaminati, al costo di 1 milione 600 mila euro annui e un risparmio di 8 milioni di euro ogni anno per la Regione e lusinghieri risultati in termini di qualità, efficienza, controllo periodico della popolazione a rischio, con screening mirati nelle scuole. I responsabili regionali hanno liquidato la chiusura con il laconico commento “gli esami per tali patologie si possono fare anche in ospedale”. Secondo Gian Luca Forni, presidente della Societa’ Italiana Talassemie ed emoglobinopatie “lasciare sguarnita la prima linea di difesa, punto base per la prevenzione e diagnosi precoce, provocherà senza dubbio un incremento dei costi sociali e sanitari”. Si consideri infatti che tutte le ematologie romane, hanno fatto tesoro negli anni dei servizi e l’esperienza del Centro e comunque la chiusura di una struttura in prima linea nell’assistenza e ricerca, andrà a gravare sugli ospedali del Lazio con conseguente aumento dei tempi di attesa e disagi per i piccoli pazienti.

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