L’ospedale pericoloso

E’ un freddo pomeriggio di novembre, siamo nel picco della sindrome influenzale, lo studio è pieno e io non so a chi dare i resti. Entra Giovanni, mio paziente di mezza età e trafelato mi fa: “ A dottò ma ha letto il giornale? Vogliono chiudere non so quanti ospedali e ieri ho aspettato dieci ore per trovare un posto letto a mia madre…”.

Non so che rispondere a un cittadino che non capisce, a  ragione, come a tanti altri che mi hanno fatto la stessa domanda. “E poi – continua – sta’ storia degli ospedali pericolosi non l’ho mica capita, comunque grazie, arrivederci”. La sera, raccontando la cosa a mia moglie, penso che in Italia e in particolare nel Lazio abbiamo un numero di posti letto enorme rispetto ai paesi europei di pari o superiore tenore socio-economico. Considerati i costi che ciò comporta e grazie alle tecniche che ci permettono di seguire molte patologie a domicilio, sarebbe logico trasferire competenze al territorio come previsto nella riforma sanitaria del ministro Bindi ma allora, cos’è che non va? Perché Gianni – e tanti altri come lui – è disorientato e perplesso?

Ministro e assessori sanno che la politica sanitaria va gestita con i fatti, non a parole. Abbiamo tanti posti letto ma gli anziani e i più deboli aumentano ed è certo che un ottantenne solo, con 39 di febbre non ama ricoverarsi ma ha bisogno di chi lo curi, lo accudisca e vada in farmacia a prendere le medicine.

Questo anziano, purtroppo, occuperà per una banale bronchite un letto prezioso, magari di alta specializzazione, con aggravio di spese per la comunità.

Occorre investire sul territorio, sull’assistenza domiciliare, spiegare alla gente che tra tanti ospedali ve ne sono alcuni non in grado di affrontare patologie gravi e il transito in uno di questi può ritardare, a volte irreparabilmente, gli interventi risolutivi. Per questo si parla di ospedali pericolosi. Occorre passare ai fatti. Poi penso alle elezioni in primavera. Sarò qualunquista ma chiamo Gianni al telefono e lo rassicuro: “Stai tranquillo Gianni, per ora non chiude nessuno!”.

Luigi Santi
medico di famiglia

Pubblicato su Sirene
nel novembre del 2000

 

Commenti Facebook:

Commenti