“La soluzione? Trasparenza e merito”

Il parere di Oliva Salviati, discendente del cardinale che donò il San Giacomo ai romani.

Si è battuta strenuamente perché fosse rispettata la volontà dell’illustre avo che nel suo testamento “consapevole della rapacità degli uomini” fissò un vincolo assoluto affinché l’ospedale restasse per sempre luogo di cura. Un ospedale chiuso, milioni trafugati, una riconversione che non arriva. Che dire? Spesso chi va al potere lo fa per tutelare interessi e diritti di alcuni, non dei cittadini. Il Lazio è da tempo terra di scorrerie della malavita organizzata, di gruppi di potere e politici ad essa legati. Il San Giacomo è la punta dell’iceberg del malaffare in sanità, con l’unico difetto di trovarsi nella zona più pregiata per il mercato immobiliare. Ipotizza collusioni tra deficit sanitario e interessi poco limpidi Con la scusa del debito e l’efficace sistema del commissariamento di Marrazzo, la politica ha tentato il colpaccio per mettere le mani sull’ospedale trasformandolo nell’ennesimo residence. Il blitz della chiusura in due mesi non ha portato fortuna a chi ha partecipato: stanno cadendo tutti come birilli e il San Giacomo ha di nuovo una destinazione sanitaria. Prima o poi saranno costretti a riaprirlo e a restituire ai romani il loro – e sottolineo – il loro ospedale. Sembra siano ancora attive le utenze, presente la vigilanza e altri servizi. Dov’è il risparmio? Si, le utenze sono pagate dalla Asl Roma A, la vigilanza è attiva tutto l’anno giorno e notte. È solo uno dei mille sprechi. Da chi e per chi devono proteggere un ospedale vuoto? L’emergenza è uno strumento in mano alla malapolitica per mettere le mani sul patrimonio. Con la scusa del debito la si usa per gli affari d’oro di qualcuno. Si spieghi meglio Nel centro di Roma la regione ha svenduto un patrimonio immobiliare pregiatissimo che apparteneva agli ospedali antichi (Pio Istituto di Santo Spirito, ndr) come il San Giacomo e ne garantiva il mantenimento. Regalato, con l’avallo dell’allora sindaco Veltroni, al prezzo di case popolari: 950 palazzi tutelati dalle Belle Arti con prestigiosi appartamenti (a 220 milioni milioni di euro. Immaginate chi li ha comprati…) Le tre principali azioni che indicherebbe nuovo governo regionale per salvare l’ospedale In primis, questi signori portino le loro gambe negli ospedali del Lazio e si rendano conto della situazione: sovraffollamento dei pronti soccorsi, medici e infermieri stremati, macchinari obsoleti e condizioni sanitarie da terzo mondo. Poi la mancanza di posti letto, per cui ci vorrebbe un rendiconto serio perché variano in base agli interessi personali di qualcuno e sono stati trasferiti dal pubblico al privato in modo poco trasparente. Terzo, i cittadini vorrebbero sapere che fine hanno fatto i 200 milioni di euro derivati dalle cartolarizzazioni, con la vendita degli ospedali a una società per azioni, episodio a dir poco opaco. In conclusione, come se ne esce? In un momento di recessione, siamo a livelli inimmaginabili di malaffare in politica e la bulimia dei nostri amministratori non si placa. L’unico sistema è costringerli alla trasparenza amministrativa assoluta, come avviene in Svezia. Tutto su internet: controllo degli atti, controllo sui prezzi dei materiali, sui bilanci opachi delle Asl. Trasparenza e meritocrazia sono le soluzioni.

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