Ospedali vuoti: riconvertirli per il territorio

Reparti abbandonati da anni, ospedali vuoti, poche e confuse idee per riconvertirli. In tre Asl della capitale, la Roma C, la Roma D e la Roma E, è scoppiata la polemica sulla chiusura di ambulatori e servizi e la collocazione degli stessi in locali ritenuti non idonei o per i quali si sborserebbero somme considerevoli per l’affitto o addirittura l’acquisto. Partiamo dalla Asl Roma C, che gestisce le strutture sanitarie di un territorio vastissimo, dall’Eur al Casilino, passando per l’Ostiense e l’Ardeatino. Motivo del contendere un palazzo della Fondazione Enasarco in via Primo Carnera, attuale sede degli uffici e della direzione aziendale al canone di 85 mila euro al mese, che il vertice Asl vorrebbe acquistare al prezzo di 12 milioni di euro più 1 milione e 755 mila per rilevare l’opzione di acquisto di un’altra società. Secondo il management l’operazione è più che conveniente, per uno stabile stimato dall’Agenzia del territorio 21 milioni. Di diverso avviso Esterino Montino – capogruppo Pd alla Regione Lazio – che ritiene l’acquisto “privo di senso quando l’ospedale Cto, che appartiene alla stessa Asl, ha due piani deserti”. In realtà il nosocomio della Garbatella è destinato ad accogliere il centro specializzato in protesi di Budrio, in seguito a un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e l’Inail che sarà siglato in linea con la storica vocazione di centro traumatologico-ortopedico della struttura. La vicenda, fatte le debite mutazioni, ha più o meno gli stessi contorni di quanto sta accadendo alla Roma E che amministra la sanità dei municipi XVII, XVIII, XIX e XX. I popolosi quartieri di Trionfale e Balduina saranno tra breve privati di una importante struttura, il poliambulatorio di via San Tommaso d’Aquino, il cui canone di locazione è aumentato diventando una spesa insostenibile per l’azienda che, con il trasferimento di ambulatori e servizi in via Fornovo e lungotevere della Vittoria, razionalizzerebbe i costi di gestione. Sindacati e cittadini premono perché la zona non sia privata di servizi sanitari essenziali che potrebbero essere collocati nei locali vuoti del vicino ospedale Oftalmico, da poco ristrutturato con tutti i crismi e notevoli costi. Sembra però che tali spazi siano stati già assegnati ma non è chiaro chi potrebbe esserne il destinatario. La Roma D non se la passa meglio. Chiuso l’ambulatorio di via Pascarella a Trastevere, ha dovuto ripiegare sui locali della Croce Rossa provinciale di via Ramazzini ma, a quattro mesi dal trasferimento il poliambulatorio lavora a ranghi ridotti: niente mammografie, Moc, odontoiatria, fisiatria, fisioterapia e centro prelievi. La pneumologia è stata addirittura spostata allo Spallanzani, quando di fronte c’è il Forlanini cadente e semi vuoto, centro di eccellenza per la stessa specialità, i cui locali potrebbero essere utilizzati senza alcun onere per l’Azienda, che attualmente paga circa 3 milioni di euro l’anno di canone ai privati per agli ambulatori e i servizi dislocati sul territorio.

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