Nel linguaggio di settore, si chiama “logistica inversa medicale o di ritorno” e, in parole semplici, non è altro che lo smaltimento di apparecchiature sanitarie ed elettromedicali, fase delicata che richiede particolari accorgimenti. Nel quartiere romano di Monteverde qualcuno ha pensato bene di saltare un po’ di passaggi e, improvvisamente, alcuni giorni fa in circonvallazione Gianicolense, è comparso un ecografo dismesso accanto ai cassonetti della spazzatura, con tanto di targhetta identificativa, affiancato da un materassino da lettiga ambulatoriale. Nessuna procedura di rito: consulenza preliminare con compilazione di modulo smaltimento, organizzazione del trasporto, interlocuzione con un soggetto registrato all’Albo nazionale dei gestori ambientali autorizzato al trasporto di rifiuti pericolosi, conferimento in centro attrezzato per smaltimento e recupero di impianti medicali. Sono queste le regole imprescindibili che le strutture sanitarie, o i professionisti privati, dovrebbero seguire per ecografi, mammografi, apparecchi radiologici, risonanze magnetiche Tac, angiografi, apparecchi di medicina nucleare e via elencando. In questo caso non è stato fatto nulla di ciò e, la vicinanza dell’ospedale San Camillo – i cui padiglioni si intravvedono nella foto – non autorizza certo a pensare che l’apparecchio possa provenire da lì, in quanto i responsabili dell’ospedale, da noi interpellati, seguono tutte le procedure di smaltimento in modo stringente. Nella zona sono numerosi gli studi medici ma si stenta a credere che un professionista possa sbarazzarsi di un rifiuto speciale in modo tanto maldestro. Lo sciagurato “conferimento” però ha suscitato lo sdegno dei cittadini, che si sono affrettati a pubblicare e commentare la vicenda sui social. La frase più significativa, ci sembra quella di Gloria, la chiameremo così: “Quell’ecografo buttato lì, è la precisa metafora dell’ingloriosa fine della sanità nel nostro Paese”.

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