Il carrozzone della sanità
“Mi state a cuore”. La frase è azzeccata e tocca tutte le corde emotive. La presidente della Regione Lazio – commissario alla sanità – Renata Polverini attraverso il camper su cui è impressa tale frase ha fatto incontrare la sanità ai cittadini, portando medici, infermieri, specialisti nei mercati e nei centri commerciali. Se Maometto non va alla montagna… Ė evidente che un cospicuo numero di persone non segue la strada della prevenzione, uno dei cardini della prima, rivoluzionaria riforma sanitaria del 1978. Proprio da questa volontà sembra sia animata tutta la campagna di visite ed esami gratuiti e accessibili. “Ė un servizio che vuole avvicinare la sanità alle persone ed educarle alla prevenzione – ha spiegato Renata Polverini – Il suo successo indica che ce ne era bisogno, alleggerendo il numero degli utenti che si rivolgono al Cup, centro unico di prenotazione regionale. Ė importante proseguire su questa strada e tali iniziative dureranno per tutto il mio mandato”. Non si è fatta attendere la replica delle opposizioni che hanno giudicato la campagna “offensiva, una cura africana con camioncini al posto di ospedali”. Di sicuro le visite “a domicilio” suppliscono in parte a una sanità territoriale a lungo e da tutti invocata ma mai realizzata. Sui distretti sanitari non si è mai investito, in una visione che ha sempre messo al centro l’ospedale. Soprattutto non si è comunicato ai cittadini che nei presidi delle Asl si trovano ottimi specialisti, apparecchiature all’avanguardia, personale disponibile e non stressato, un’assistenza umana. Quasi come sui camper.
A giudicare dalle testimonianze di chi si è fatto assistere nei “carrozzoni”, come li chiamano molti con romanesca semplificazione, l’esperimento non sembra dei peggiori. Certo, per indagini più approfondite è necessario l’ambulatorio di zona o l’ospedale, ma l’impatto e la comunicazione con i sanitari sembrano una scelta azzeccata. Certo il camper non ha abbattuto miracolosamente le liste di attesa, non ha risolto i problemi di chi si vede costretto a seguire lunghe terapie, non evita a chi entra in un ospedale, di perdersi per mancanza di corrette indicazioni, non elimina le ore e ore di sosta in pronto soccorso.
Vogliamo però essere ottimisti, perché insieme ai carrozzoni stanno nascendo punti di primo intervento, come al Cto di Roma; in consiglio regionale si è insediata una commissione di studio e proposte per gli ospedali da riconvertire in servizi sanitari più vicini e accessibili ai cittadini. Soprattutto si è finalmente capito – la necessità aguzza l’ingegno – che il modello di sanità proposto finora è economicamente insostenibile e piuttosto che avvicinare, tiene lontani i cittadini.