Forlanini: cede l’edificio? Sistemiamo il parco

Assegnato, con affidamento diretto, senza gara e senza procedure comparative, un progetto di restauro dell’area verde del Forlanini di Roma, ospedale chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 per rientrare dal deficit sanitario, a tutt’oggi inutilizzato e lasciato per decenni senza alcuna manutenzione. Beneficiario, lo studio dell’architetto Andrea Dolci, in via di Pietralata, a cui andranno 78mila 729 euro, con procedura consentita dal “Decreto semplificazioni”, che permette tale scorciatoia fino al prossimo 31 dicembre. La procedura seguita, che sembra rispettare tutti i crismi, è riportata nella determina dirigenziale G04632 del 26 aprile scorso e segue tutte le prescrizioni imposte dal vincolo apposto al monumentale edificio e all’immenso e rigoglioso parco, un anno prima della chiusura, dalla soprintendenza all’Archeologia, belle arti e paesaggio del ministero del Beni culturali, su impulso dell’associazione di tutela storico-ambientale Italia Nostra. C’è tanto di nota degli stessi uffici del San Michele, con autorizzazione alla Regione Lazio “a procedere all’abbattimento delle essenze arboree pericolose nell’area verde dell’ex ospedale Carlo Forlanini di Roma, a condizione che venga presentato un progetto di piantumazione compensativa, sulla base di uno studio storico e dell’analisi delle necessità e criticità dei luoghi e delle essenze”. Dopo l’intervento di un assistente archeologo, per la messa in sicurezza di alberature situate nell’area in cui è stato allestito un “Drive-in” per l’esecuzione di tamponi di ricerca Covid, è stato stilato il progetto definitivo per il “restauro e riqualificazione del parco circostante l’ex ospedale, con redazione del documento di valutazione del rischio e impatto archeologico”, come prevede la determina. Il progetto, oltre alla “valutazione di impatto ambientale del contesto di riferimento”, prevede scelte progettuali con “materiali e inserimento di opere attinenti alle soluzioni architettoniche adottate”. In sintesi: non una semplice potatura periodica da assegnare a una competente azienda vivaistica ma una vera e propria ricostruzione ambientale, al cospetto di un monumentale edificio che presenta condizioni strutturali problematiche, di cui nessuno sembra tener conto. Continua intanto la pressione di cittadini, associazioni, comitati che chiedono la restituzione del complesso alla collettività per un uso sociosanitario. Ieri, 14 maggio, una delegazione della “Rete Sanità pubblica” del Lazio, è stata ricevuta da funzionari regionali, che hanno assicurato la massima disponibilità dell’ente a realizzare negli edifici dismessi una casa della salute e una residenza assistenziale. Al momento non esistono progetti esecutivi, si pensa di utilizzare due edifici distaccati dalla parte centrale, quest’ultima si vorrebbe destinare a una futura “Agenzia europea per la ricerca biomedica”, progetto non ancora ben definito per il quale la Regione Lazio ha investito 75mila euro in uno studio di fattibilità – da affidare alla partecipata LazioCrea – le cui caratteristiche restano ignote.  (Nella foto: una parte del parco Forlanini)    

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