Da Machiavelli al Gattopardo,
sognando il cambiamento

di Luigi Zulli*

Da tanto tempo si sente parlare di riconversione e riorganizzazione degli ospedali, chiusura e/o accorpamento dei cosiddetti “piccoli” ospedali, riduzione di posti letto, taglio delle spese, controllo degli acquisti con centralizzazione degli appalti, ristrutturazione del territorio ed implementazione delle competenze Medici di Medicina Generale, apertura case della salute e progettazione nuove Rsa e nuove strutture di riabilitazione, rivisitazione della organizzazione aziendale dell’Ares 118. Toccammo l’argomento su sireneonline.it di gennaio. Da altrettanto tempo si parla di come riorganizzare il nostro sistema sanitario regionale, ma la concreta possibilità di arrivare ad intaccare privilegi ormai consolidati, fa ritardare di giorno in giorno l’applicazione delle varie misure correttive. Sicuramente la sanità della Regione Lazio presenta difficoltà intrinseche, assai difficili da dipanare, se si pensa che nella sola Roma esistono ben 36 istituti tra ospedali pubblici e privati, ben quattro sedi Universitarie, una miriade di case di cura convenzionate, una galassia di centri privati accreditati. L’unico dato certo è che in tutto questo oceano, dove si cerca di organizzare i flussi e seguire le correnti, si naviga a vista senza una programmazione, con la sola certezza che ogni giorno aumentano i pazienti che vengono gestiti dai Pronto Soccorso, dei vari ospedali di ogni ordine e livello. Bisogna avere il coraggio di rimuovere privilegi consolidati, per assicurare una minima possibilità di assistenza ai pazienti che arrivano per i più svariati motivi in ospedale, che rimane pur sempre il nodo o lo snodo della complessa macchina sanitaria. Occorre offrire loro una adeguata accoglienza e un adeguato stazionamento, con il massimo della assistenza e magari con un minimo di comforts logistici, nel senso dell’allocazione alberghiera e dell’etica, organizzando e strutturando un minimo di servizi collaterali. Più le cose cambiano o almeno si vorrebbero cambiare, più tutto resta uguale. Unica certezza è che non è possibile continuare così, con il peso che ricade solo su determinate strutture o su alcune tipologie di operatori. È arrivato il momento di cambiare sul serio, ben sapendo quanto sia difficile il cambiamento…Nel 1500 Niccolò Machiavelli ne “Il Principe” così scriveva: “E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha per tepidi defensori tutti quelli che delli ordini novi farebbano bene. La quale tepidezza nasce, parte per paura delliavversarii, che hanno la legge dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credano in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza.”

*Medico dell’Emergenza

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