Medicina e chirurgia estetica: è boom di richieste di trattamenti e manca una regolamentazione precisa in materia, con il rischio di imbattersi in figure professionali improvvisate o addirittura non autorizzate. Un “Far West” che tra “abusivi”, e persino “fai da te”, può avere serie conseguenze per il paziente. Per questo motivo, la Società italiana di Dermatologia e malattie sessualmente Trasmesse – Sidemast – attraverso le risultanze del recente congresso conclusosi a Napoli, raccomanda la formazione di dermatologi e medici per dotare gli esperti di tutti gli strumenti per assicurare il benessere del paziente. Ma non solo. Per la Sidemast, occorre prestare particolare attenzione anche alla valutazione psicologica dei candidati al trattamento estetico, soprattutto quando si tratta di ragazzi e donne, sempre più ossessionati dai canoni di bellezza imposti dai social. La società scientifica stima un aumento del 20% dei trattamenti rispetto all’ultimo anno, con richieste cresciute del 67% rispetto al 2019. I trattamenti più gettonati vanno dalla esfoliazione profonda della cute all’autotrapianto dei bulbi piliferi, fino ai richiestissimi filler di acido ialuronico, alla tossina botulinica, ai peeling chimici e ai fili di trazione. Secondo Maria Carmela Annunziata, specialista di Dermatologia clinica dell’Università Federico II di Napoli, associata Sidemast, “La medicina estetica è finalizzata al raggiungimento e al mantenimento della salute intesa come benessere psicologico e fisico. Ė evidente – chiarisce la dottoressa – che soltanto un approccio clinico può garantire non solo l’efficacia ma l’adeguatezza dei diversi interventi nel rispetto e salvaguardia del paziente”. Le fa eco Maria Pia De Padova, coordinatrice del Gruppo Sidemast di Dermatologia estetica, che rammenta come “I trattamenti estetici, prima rappresentavano una risorsa per la popolazione adulta che voleva migliorarsi e per chi voleva correggere i difetti fisici. Oggi sempre più giovani – sottolinea la specialista – e in particolar modo i giovanissimi, vogliono sentirsi al passo omologandosi ai propri coetanei e a un ideale estetico standardizzato dai social media”. Per questo, secondo De Padova, è necessario sfatare la concezione legata alla “idealizzazione della bellezza e la convinzione diffusa che il successo nella vita sia in qualche modo intrecciato con gli attributi fisici”. Soprattutto, secondo le specialiste, “non vanno incoraggiate le procedure volte al raggiungimento della bellezza ideale, all’alterazione dei propri tratti etnici, che possono successivamente causare vere e proprie crisi di identità”. (Nella foto: Venere di Prassitele, British Museum)

 

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