Epatite C: l’Italia ha un merito ma anche un problema. Siamo il Paese con il più alto numero di pazienti trattati in Europa ma, paradossalmente, siamo piuttosto restii alla prevenzione. Scarsa è la partecipazione agli screening, ancora troppo bassa. Si scontra con l’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità di eradicare la malattia entro il 2030. In media solo il 30% della popolazione a rischio è stata invitata attivamente allo screening dell’epatite C e solo il 21% lo ha effettuato, rappresentando mediamente il 6,6% di tutta la popolazione target da testare. C’è sicuramente un difetto di comunicazione, sebbene il ministero della Salute abbia deciso di prorogare la campagna di prevenzione fino al 31 dicembre 2024. Con alcune eccezioni. Si tratta di Asl che autonomamente impostano efficaci campagne di sensibilizzazione e la Roma 3 (Municipi X, XI, XII e comune di Fiumicino) da tempo è in prima linea. “Dobbiamo mantenere accesi i riflettori sulla prevenzione – raccomanda Maria Rita Noviello, coordinatrice dei programmi di screening della Asl Roma 3 – perché contro l’epatite C non esiste vaccino ma una diagnosi precoce è fondamentale e, con le dovute cure a base di efficaci antivirali si arriva al 95% dei casi di eradicazione della patologia”.  Si tratta di una malattia subdola, insidiosa, che si insinua in maniera asintomatica o presenta sintomi vaghi e aspecifici. La causa dell’affezione è il virus a Rna (Hcv) appartenente al genere Hepacivirus della famiglia dei Flaviviridae. L’Oms stima che ogni anno si verifichino circa 1,5 milioni di nuovi casi nel mondo. Le persone con infezione cronica sono circa 58 milioni. Ogni anno muoiono circa 290mila persone a causa di patologie del fegato Hcv correlate, come la cirrosi e l’epatocarcinoma. I paesi con i più alti tassi di infezioni croniche sono l’Egitto, il Pakistan e la Cina. Con lo slogan “dai un calcio al virus”, la campagna della Asl Roma 3 evidenzia l’importanza di sottoporsi al test. Le linee guida del ministero della Salute individuano per l’esame, le persone nate tra il 1969 e il 1989. “La trasmissione del virus avviene prevalentemente per via parenterale – spiega la dottoressa Noviello – e se tra la collettività il rischio di contrarlo si attesta intorno all’1 – 2%, tra i tossicodipendenti la cifra si impenna tra il 40 e il 50%”. Onde evitare la diffusione è comunque importante prevenire. Si tratta di un intervento di salute pubblica, sostengono gli esperti, tanto che oltre alla proroga delle campagne, si pensa di allargare la coorte dei testati, ampliando la fascia di età. Così, oltre all’invito della Asl ai soggetti a rischio, tutti possono prenotare un appuntamento per il test, per “seguire il sentiero della salute”, sollecita lo slogan scelto dalla Asl Roma 3. Per maggiori informazioni, indichiamo i numeri di riferimento: 800634634 oppure 0656487705, o in alternativa, il sito della sanità del Lazio alla sezione dedicata. Si tratta di un semplice prelievo di sangue gratuito, che è possibile prenotare anche attraverso il seguente indirizzo: https://www.salutelazio.it/prenota-screening-hcv

 

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