Atti aziendali in vigore entro fine anno

ASL-061-560x324La riorganizzazione del Servizio sanitario regionale si gioca tutta nei prossimi mesi. Tra il 15 ottobre e il 15 dicembre, gli atti aziendali, veri e propri regolamenti di organizzazione di Asl e aziende ospedaliere, tra una pausa elettorale e l’altra, uno stop, un riavvio e vari capovolgimenti di fronte dovuti alle innumerevoli disposizioni – tra statali, regionali, financo comunali – dovranno veder la luce con invio alla Regione Lazio da parte dei direttori generali alla prima scadenza e ratifica a dicembre da parte di quest’ultima. Tra l’accavallarsi di linee guida, piani strategici, programmi operativi riveduti e corretti, atti di indirizzo, Conferenze Stato-Regioni, tavoli tecnici, comitati permanenti e chi più ne ha ne metta, la nostra sanità dovrebbe arrivare a un più stabile assetto con l’ultima parola riservata sempre, inderogabilmente, alla triade che governa la sanità del Lazio (governatore, cabina di regia, direzione programmazione sanitaria) in assoluta solitudine. C’è però chi non ci sta. L’organizzazione sindacale Fials in una nota della segreteria provinciale di Roma, lamenta “un confronto preventivo che non c’è stato” e chiede almeno “un confronto successivo su tematiche inerenti al nuovo panorama dell’offerta sanitaria”. Argomenti di cruciale importanza secondo l’organizzazione, che precisa ancora “i principi ispiratori del decreto 259 dello scorso agosto sulla piena assunzione di responsabilità pubblica nella tutela della salute, l’universalità e l’equità di accesso ai servizi dei cittadini, la globalità di copertura in base alla necessità assistenziale di ciascuno secondo le previsioni dei livelli essenziali di assistenza, presuppongono l’attivazione di un tavolo di confronto con la cabina di regia e la presidenza regionale su quello che sarà il nuovo assetto a livello aziendale e a livello istituzionale su questioni complesse oltre che fondamentali”. La Fials ritiene quindi centrale, da parte della Regione interagire con le parti sociali su questioni come la razionalizzazione del numero dei dipartimenti, la riorganizzazione della rete dell’offerta, le nuove modalità organizzative dei reparti (Unità operative complesse o semplici, in base all’intensità e qualità di assistenza prestata). “In virtù di questi argomenti – conclude la nota – aspettiamo che la Regione convochi la nostra organizzazione a sostegno delle tesi riportate”.

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