Allergologia: una rete anti disuguaglianze

patchPiemonte e Toscana hanno provveduto a creare servizi integrati. Occorre adeguare il tariffario.

di Roberto Polillo*

Specializzazione: allergologo. Una branca della medicina che sta assumendo sempre più importanza, dato l’aumento dello spettro delle patologie, che non trova adeguata risposta nell’organizzazione sanitaria regionale. Nel Lazio sarebbe necessario – come indicato nel precedente intervento su sireneonline.it di aprile – creare una rete di servizi. Altre regioni come Toscana e Piemonte hanno provveduto a farlo e il Lazio, per adeguarsi, potrebbe adottare un classico modello Hub e spoke (lett. mozzo e raggi, per indicare il principio delle reti cliniche integrate, ndr) che preveda per ciascuna delle quattro macroaree, in cui è divisa la regione – secondo i decreti della giunta Polverini – la istituzione di centri di 1° livello (a livello distrettuale) e di 2° livello (a livello ospedaliero/universitario). Competenze dei centri di 1° livello sono: la diagnosi delle principali allergopatie; l’esecuzione di test diagnostici di base (inalanti , alimenti e sostanze da contatto); la prescrizione e effettuazione della Immunoterapia specifica (ITS); il trattamento di pazienti che non abbiano presentato manifestazioni cliniche di livello sistemico. Competenze aggiuntive dei centri di 2° livello sono: la diagnostica allergologica avanzata (test cutanei per farmaci, veleno di imenotteri e lattice); l’esecuzione di test di scatenamento con alimenti e farmaci; le procedure di desensibilizzazione per farmaci ed alimenti; l’esecuzione della ITS per veleni di imenotteri; l’utilizzo dei nuovi farmaci biologici; il trattamento e la gestione di pazienti che abbiano manifestato reazioni allergiche di tipo sistemico. Il tutto reso integrato attraverso la definizione di appositi protocolli tra le strutture per l’invio e la presa in carico da parte degli HUbS dei pazienti che necessitano della diagnostica avanzata. Al di là delle responsabilità regionali esistono tuttavia due ulteriori livelli di criticità. Il primo è quello nazionale: anche a tale livello non è stata definita, tra le tante, una rete assistenziale di allergologia; la disciplina di allergologia è totalmente assente nel tariffario nazionale e la rimborsabilità della ITS (l’unica terapia in grado di modificare il corso della malattia e di impedire ulteriori sensibilizzazioni) è stata demandata alle singole regioni che afflitte da problemi di bilancio la hanno, di fatto, esclusa dai Livelli essenziali di assistenza (Lea). Il secondo livello è quello del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e delle singole scuole di specializzazione. Per il biennio 2013/2014 i posti a livello nazionale sono solo 35 e molte scuole, emblematico il caso della regione Lazio, si occupano di immunologia clinica o reumatologia dando alla allergologia uno spazio residuale. Duplice la conseguenza di tali carenze: per i cittadini, che non possono accedere ai servizi; per i professionisti, che vedono svilire le proprie competenze peraltro non vicariabili, vista la problematicità della diagnostica allergologica in vivo. La regione Lazio dunque non può continuare a sottovalutare tali problemi e nel riordino del proprio servizio sanitario, deve istituire di una rete allergologica, se vuole che i propri cittadini abbiano pari diritti rispetto a quelli delle altre regioni.

*Responsabile AAITOAssociazione Allergologi Immunologi territoriali e ospedalieri Regione Lazio

 

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