Consultorio via Silveri: riapertura tra le critiche. La Regione grande assente, impegno del Comune

Non è stata una festa, l’attesa riapertura del consultorio di via Silveri, a due passi da San Pietro. Degli 8 locali previsti, ne sono stati concessi soltanto 4, del tutto insufficienti a giudizio delle donne e secondo le linee guida regionali del 2014, decreto firmato dal presidente Nicola Zingaretti che invoca il rispetto della legge proponendo standard ottimali per garantire l’assistenza. Il confronto con i vertici della Asl Roma 1 è stato aspro: da una parte il Coordinamento delle donne dei consultori di Roma e del Lazio e il comitato di quartiere Porta Cavalleggeri che ha sempre sostenuto la battaglia, dall’altra gli imbarazzati vertici dell’azienda sanitaria, con il direttore generale Angelo Tanese a cui molte partecipanti hanno rimproverato di “fare scelte contro le donne”. Grandi assenti all’incontro i rappresentanti della Regione Lazio, primo fra tutti l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e il suo collaboratore Egidio Schiavetti, poi consiglieri Marta Bonafoni, Cecilia D’Elia, Marta Leonori, che da tempo seguono la vertenza. Presente Roma Capitale, con il consigliere di Sinistra italiana Stefano Fassina che si è impegnato a rappresentare al sindaco Virginia Raggi il disagio delle donne, sostenendo la proposta di concedere i locali della ex ludoteca che appartengono al comune. Qualche partecipante alla inaugurazione farsa ha mostrato cartelli di protesta, in cui si ricordavano i termini di legge – la 405 del 1975 istitutiva dei consultori – che prevedono una struttura ogni 20 mila abitanti, previsione molto lontana dalla realtà nella nostra regione. La richiesta delle donne del  Coordinamento consultori è volta ad ottenere altre due stanze con ingresso indipendente, considerata la natura delle prestazioni offerte che spesso necessitano della massima riservatezza. “Ancora una volta – dicono dal coordinamento – si è avuta la dimostrazione di una Regione che da una parte sostiene l’importanza della medicina territoriale, dall’altra non fa altro che tagliare e accorpare servizi locali, con grave disagio per i cittadini”.  

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