Riduzione Asl, toccasana incompreso

Pietro-SbardellaUn riordino del sistema con una significativa riduzione delle Asl, da 12 a 6: via poltrone e incarichi, largo alla riorganizzazione e all’accentramento di funzioni. É la quarta proposta, tra quelle presentate al Consiglio regionale dal 2007 a oggi, relativa alle disposizioni per il riordino del Servizio sanitario del Lazio. Prevede modifiche alla legge regionale 18 del 1994 che istituiva le Aziende sanitarie locali e le Aziende ospedaliere, trasformando le Usl in Asl, aziende forse soltanto nella denominazione. Per questo Pietro Sbardella, della lista civica Bongiorno, ha avanzato la proposta di cui è unico firmatario, sicuro che possa vedere la “rapidissima approvazione da parte del Consiglio regionale”. Un percorso tutto in salita, considerando che la prima di tali proposte fu elaborata nel 2007 da 13 consiglieri della maggioranza di centrosinistra che governava il Lazio ma rimase lettera morta. In particolare, nella pdl 48, si prevede la modifica all’articolo 5 della legge 18, prevedendo l’istituzione della Unità sanitaria locale “Comune di Roma” e “Provincia di Roma”. Invariata la situazione per Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, sarebbero le Asl Roma A, B, C, D, E e ancora le F, G, H ad essere accorpate. Le prime cinque nella grande azienda cittadina, le altre tre, che pure inglobano numerosissimi comuni e si estendono per svariati chilometri di territorio, costituirebbero la Asl provinciale. Immutata la forma giuridica di ente pubblico dipendente dalla Regione, con autonomia patrimoniale, organizzativa, amministrativa, contabile, gestionale e tecnica. La grande novità della riforma è costituita dalla creazione, in seno alla direzione generale, di una struttura centralizzata per il coordinamento dell’acquisto di beni e servizi e di analogo organismo per le procedure finanziarie, amministrative, del controllo di gestione, del budget e del personale. Oltre a quella del 2007, due proposte furono presentate nella passata legislatura dai consiglieri Giuseppe Celli e Claudio Bucci, fortemente sostenute da Renata Polverini. Non incontrarono il favore del centrosinistra il cui capogruppo, Esterino Montino, sostenne: “non si possono gestire bene enti così grandi”, temendo il ripetersi di episodi come quello legato a Lady Asl, l’imprenditrice che creò una vasta rete di corruzione. “Inoltre – disse l’esponente Pd – la riorganizzazione territoriale non produce risparmi di spesa atti a risolvere il disavanzo”. Con sei Asl in meno, calcolando solo gli emolumenti dei direttori generali, amministrativi e sanitari, il risparmio medio sarebbe di 4 milioni annui.

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