“La crisi dell’emergenza-urgenza non può più essere tollerata”. Lo sostiene Ugo Cappellacci, presidente della commissione Affari sociali e Salute della Camera, che ha avviato un’indagine conoscitiva per fare luce sulle criticità dei pronto soccorso in Italia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è il caso dell’anziano parcheggiato da 43 giorni in un pronto soccorso romano e quello della donna morta a Scafati, in provincia di Salerno, in seguito a un malore improvviso accusato davanti al pronto soccorso del locale ospedale, chiuso da giugno per lavori. Sono così iniziate le audizioni e già si raccolgono le prime indiscrezioni sui temi oggetto di confronto. Da parte dei medici dell’emergenza, è emerso che due sarebbero gli ostacoli principali a una corretta riorganizzazione: la mancanza di un filtro negli accessi in pronto soccorso e la difficoltà di dimettere i pazienti più fragili e bisognosi di assistenza domiciliare, una volta concluso l’iter ospedaliero. “Abbiamo tanti letti bloccati da ricoveri, spesso per motivi sociali, e anche questo inverno ci aspettiamo l’ennesima crisi. Ma sarà così finché non si metterà mano al sistema, coinvolgendo gli internisti e aprendo posti letto sul territorio”, ha spiegato Nicola Montano, presidente della Società italiana di medicina interna (Simi). Si attende quindi la realizzazione degli ospedali di comunità, finanziati dal Pnrr che, si pensa, possano risolvere il problema ma stentano a decollare. Criticità principale la mancata dotazione di personale medico e di assistenza, che non è finanziato dai fondi Ue quindi, l’investimento in strutture territoriali, rischia di essere un flop prima di prendere forma. Sul tema prende posizione il segretario nazionale Ugl Salute Gianluca Giuliano, che reputa l’indagine della Camera “un passo opportuno e propedeutico a interventi rapidi, atti a decongestionare i reparti di emergenza, consentendo agli operatori di lavorare in condizioni di sicurezza”. Alta piaga è rappresentata dalle continue violenze e aggressioni al personale sanitario, che negli ultimi tempi hanno avuto una crescita esponenziale. Il sindacalista insiste sul reclutamento di personale medico, infermieristico e sociosanitario e sull’aumento delle retribuzioni. Sull’aumento degli stipendi, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto a una interrogazione confermando la dotazione di risorse ad hoc – 3 miliardi in più rispetto al passato – e non risparmiandosi una piccola polemica, riferita alle forze dell’opposizione che chiederebbero interventi concreti “pur avendo tagliato 3 miliardi all’anno alla sanità per dieci anni”.

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