Patto per la salute, meno vincoli per i virtuosi

Layout 2Il senso del Patto per la salute, siglato il 10 luglio 2014, è tutto racchiuso nella parte del testo che così recita: “La sottoscrizione del nuovo Patto per la Salute 2014 – 2016 si inserisce, come è ben noto, in un contesto generale economico, politico e sociale caratterizzato da una estrema complessità e, nel settore sanitario, nell’ambito dell’attuale assetto di riparto di competenze tra Stato e Regioni”. La complessità quindi condizionerà tutte le scelte in ambito sanitario dei prossimi tre anni, in un quadro in cui, con la revisione del Titolo V, andranno ridisegnate le ripartizioni di competenze tra il livello centrale e i territori. Nulla di più complicato. Ce n’è anche per le regioni per cui “dovranno altresì essere rivisti gli assetti organizzativi dei servizi sanitari regionali individuando le dimensioni ottimali delle aziende al fine di migliorare la qualità e l’efficienza nella gestione dei servizi stessi in un ottica di complessiva razionalizzazione e riduzione dei costi e in funzione del grado di centralizzazione, tendenzialmente sovraziendale delle attività di amministrazione generale e di supporto tecnico logistico, con particolare riferimento all’acquisto di beni e servizi, al reclutamento, alla gestione degli aspetti retributivi, contributivi e previdenziali del personale, ai sistemi informatici e dell’area tecnico professionale”. Niente di nuovo sotto il sole: razionalizzazione, efficienza e qualità ma riduzione dei costi, sulle spalle di chi, è inutile citarlo. Centralizzazione dei servizi e ridisegno delle aziende, l’ennesimo, al fine di determinarne le dimensioni ottimali. Come se in 36 anni da quel celebrato 1978 – anno di una riforma che ridisegnò completamente il sistema – cambiamenti e ridisegni, con risultati affatto vani, non siano stati messi in atto: Dalle Saub alle Usl, dalle Usl alle Asl, passando per le aziende ospedaliere, con fantasiose denominazioni e numerazioni per arrivare a risultati, in termini di salute e qualità dell’assistenza pari allo zero. Con il ministro Lorenzin prosegue l’illusione, ben sintetizzata dal comunicato diffuso dall’Associazione di tutela dei diritti Giuseppe Dossetti: “Si tratta di una carta d’impegni e ancora una volta fra questi è stato previsto l’impegno ad aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza, con decreto del ministero della Salute, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni, da adottarsi entro il 31 dicembre 2014. Siamo abituati a queste formule che coinvolgono vari attori istituzionali e rimandano a date evocative la concretizzazione degli impegni assunti. Il risultato è sempre lo stesso: nulla di fatto. Non è possibile – continua la nota della Dossetti – che in ciascun documento diramato dal ministero della Salute, ed annunciato con enfasi dal ministro Lorenzin, non ci sia mai l’atteso provvedimento di aggiornamento dei Lea, ma solo un impegno ad aggiornare, l’ennesimo”. Anche in questo caso si sta seguendo, con notevole abilità, la politica dell’annuncio. Nulla di concreto, tutto da predisporre, tutto da definire ma fatti zero. Fermo restando che la flessibilità nella gestione sanitaria, sarà possibile soltanto nelle regioni non gravate dal deficit. La sanità italiana e la salute, diritto costituzionalmente garantito, meritavano senz’altro qualcosa di più.

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