“Notturno”: le aggressioni ai sanitari diventano un docufilm per combattere la violenza e la cultura dell’odio

I numeri sono preoccupanti, gli episodi sempre più violenti. Le aggressioni, fisiche e verbali a medici e operatori sanitari aumentano in modo esponenziale e la Federazione degli Ordini dei Medici – Fnomceo – ora dice basta. Dal 2018, anno in cui 5.000 sanitari hanno risposto a un questionario sul tema, è emerso un quadro allarmante: il 50 per cento degli intervistati è stato vittima di aggressioni verbali, il 4 per cento ha subito violenza fisica, 29 mila sono gli infortuni dei sanitari denunciati all’Inail, pari a una media di 80 al giorno, 4 in ogni regione italiana. Su tutto domina la rassegnazione degli aggrediti, che considerano – nel 48 per cento dei casi – gli episodi abituali o, addirittura, inevitabili. Per questo la Fnomceo vuol porre un argine e si affida alla comunicazione e alla sensibilizzazione attraverso la narrazione di episodi occorsi ai medici, con il docufilm “Notturno”, un mix di vissuto e di ricostruito impeccabilmente, grazie a una sensibile interpretazione di Isabella Ragno, per sollecitare, secondo il presidente Fnomceo Filippo Anelli, una “svolta culturale, una considerazione di quello che sono i nostri professionisti e il nostro Servizio sanitario nazionale”. Mettere in luce le condizioni di isolamento in cui si trovano costretti a operare i camici bianchi cui sono affidati i servizi più delicati (pronto soccorso, guardia medica), questo è l’intento dell’opera. Abbandonati dalle amministrazioni e confinati in strutture prive di qualsiasi standard di sicurezza, che rappresentano un terzo di quelle presenti sul territorio nazionale. Proprio da qui, da un presidio buio, isolato, periferico della guardia medica – conosciuta oggi come continuità assistenziale – parte la narrazione di “Notturno”, diretto da Carolina Boco, promosso da Fnomceo e realizzato in collaborazione con Draka Production, che sarà affidato agli Ordini professionali e trasmesso, in una prima fase su Amazon per poi passare alla grande distribuzione. All’esordio appare un paesaggio spoglio e silenzioso che rispecchia in pieno la solitudine del medico, cui manca ogni punto di riferimento. Presentato in anteprima il 5 febbraio alla Camera, il docufilm si avvale di partecipazioni importanti: Maria Grazia Cucinotta (nella foto con il presidente Filippo Anelli al centro e il produttore produttore del film Corrado Azzollini) che recita il giuramento di Ippocrate, Massimo Giletti e Gerardo D’Amico che hanno raccontato episodi di violenza e intervistato i diretti protagonisti. Due di loro, Giovanni Bergantin e Ombretta Silecchia hanno partecipato alla presentazione insieme a Vito Calabrese, marito della psichiatra Paola Labriola uccisa a Bari da un suo paziente. Una escalation di sangue che deve essere interrotta. Per questo il Senato ha votato nello scorso settembre il disegno di legge contro violenze e minacce al personale sanitario. Del provvedimento si attende la definitiva approvazione entro breve; lunedì 7 febbraio scadono i termini per presentare emendamenti. Da parte del ministro della Salute Roberto Speranza – presente alla proiezione – e delle forze politiche, c’è la massima apertura perché si arrivi al più presto a licenziare il testo. Qualora i tempi dovessero dilatarsi, il dicastero di lungotevere Ripa sarebbe disposto a ricorrere a provvedimenti di urgenza, come sollecitato dal presidente Anelli.  Nell’essenziale articolato all’esame delle competenti commissioni, si rafforza la composizione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari, si inaspriscono le pene contro i reati commessi nell’esercizio delle funzioni, si istituisce la procedibilità d’ufficio per facilitare i medici che incontrino difficoltà nel presentare denuncia. “Raccontare ogni volta l’accaduto agli inquirenti, in ogni sede, in ogni circostanza, è stato come rivivere continuamente il trauma” confessa Giovanni Bergantin, il medico pestato a sangue nell’ospedale di Padova. Alla funzione di sensibilizzazione affidata a “Notturno”, deve affiancarsi una “potente azione organizzativa e una garanzia di sicurezza”, secondo il presidente Fnomceo Filippo Anelli. Per questo da più parti si chiede il ripristino dei posti di polizia, un tempo presenti nel pronto soccorso di ogni grande ospedale. Possibilità che appare lontana se il ddl verrà approvato mantenendo la cosiddetta “invarianza di risorse”, ovvero senza oneri aggiuntivi per le amministrazioni interessate le cui casse non godono certo di buona salute. Per Fabiola Bologna, rappresentante del M5s della commissione Affari sociali della Camera, “è importante rappresentare ai cittadini le difficoltà dei medici e la loro fragilità di fronte all’isolamento e ai pericoli che ciò comporta”. Secondo l’esponente pentastellata, “è essenziale la proiezione del docufilm nelle aziende sanitarie per evidenziare il danno prodotto al benessere personale e professionale degli operatori dall’uso della violenza”. 

 

 

 

 

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