Ennesima notte di follia al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia. La sera dell’8 luglio il giovane Luca (nome di fantasia), sotto l’effetto di stupefacenti, ha trasformato il reparto di emergenza in un ring. Presentatosi per una forte cefalea, è risultato positivo agli esami tossicologici, rivelando l’assunzione di Ectasy ma, nonostante l’evidenza, l’uomo in forte stato di alterazione, ha minacciato i sanitari accusandoli di aver falsificato gli esami. Hanno fatto le spese di tale violenza le guardie particolari giurate accorse invano per calmarlo, gli infermieri in turno e lo stesso medico che lo stava assistendo, che ha ricevuto dal paziente minacce di morte con ulteriori incursioni da parte del temuto clan degli Spada, tristemente noto sul litorale. Un tempismo incredibile. L’episodio si è verificato poche ore dopo la pubblicazione sui social, di un post con cui il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ringrazia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi “per aver accolto la richiesta della Regione Lazio, garantendo i presidi di polizia nei grandi ospedali romani 24 ore su 24”. Gli ospedali messi in sicurezza, al momento, sono il San Camillo, il Policlinico Umberto I, Sant’Andrea, Gemelli, Tor Vergata e San Giovanni. Presidi non sufficienti, evidentemente, perché, come sostiene la Cisl medici, in un comunicato firmato dal segretario romano Biagio D’Alessandro e da Francesca Bruno, segretaria aziendale della Asl Roma 3 – a cui afferisce il Grassi – è necessario includere tra i nosocomi dotati di postazione di Polizia fissa nelle 24 ore anche quello del litorale, particolarmente toccato da episodi di intolleranza. La rassicurazione arriva dallo stesso Rocca, che annuncia di voler garantire “l’incolumità e la sicurezza degli operatori nei reparti di emergenza degli ospedali delle altre province”. Un dialogo con il Viminale che andrà avanti, nonostante i noti vuoti di organico delle forze dell’ordine che portarono, alcuni anni fa, a sopprimere i posti di polizia in pronto soccorso. Sul tema si fa sentire anche l’Ordine dei medici di Roma e provincia il cui presidente Antonio Magi, esprimendo al collega la solidarietà sua e dell’Ordine si chiede: “Fino a quando continueremo ad assistere impotenti?”. E fa riferimento allo stillicidio di aggressioni, la più drammatica risale alla scorsa primavera con l’uccisione della psichiatra Barbara Capovani per mano di un suo paziente, nell’ospedale Santa Chiara di Pisa mentre al Grassi l’ultimo episodio risale allo scorso febbraio. “Queste violenze non sono soltanto il frutto di un attimo di follia quanto piuttosto di un malcostume che sta dilagando nella società” sostiene Magi. “Il malcontento che sfocia in violenti attacchi verbali e fisici è un fenomeno culturale figlio di questo tempo malato che stiamo vivendo”, asserisce il presidente dei medici, preoccupato per il pericolo di assuefazione che si sta manifestando, in ospedale e ambulatori che non sono più visti come luoghi sicuri.

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