Il new deal della Sanità comincia dal basso

Dallo Stato alla gente, dalla Regione alla società civile, ai professionisti, ai medici di famiglia. “E’ il momento diventare protagonisti, da semplici cittadini, della modernizzazione del ‘Sistema Salute’”. Lo dichiara Mario Brozzi, medico e capogruppo in Consiglio regionale della lista Polverini in una intervista rilasciata al supplemento romano de Il Sole 24 Ore. Il consigliere ha in mente una riforma improntata al modello della Big Society, lanciato dal premier inglese David Cameron, che consiste nella distribuzione del potere verso il basso. “Dare fiducia ai professionisti e potere ai cittadini; incoraggiare il volontariato e i servizi sociali, così che più persone contribuiscano alla vita delle proprie comunità”. E’ questo il credo del leader britannico che l’esponente regionale mutua per favorire “una rinascita sociale, sicura premessa per un impiego efficace ed efficiente delle risorse”. Che il sistema sanitario debba essere riveduto è un dato di fatto. Che si provveda al necessario restyling investendone tutti gli attori è sicuramente frutto di pressioni e richiami provenienti da tempo da più parti. Di “Stati Generali della Sanità” si parla da sempre: li annunciò per prima Livia Turco nel 2007 dal dicastero di lungotevere Ripa; li invocò più volte l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo e li inserì nel suo programma elettorale per le regionali del 2010 Emma Bonino. Adesso si fanno pressanti le richieste da parte delle forze sociali: Riccardo Fatarella – presidente di Unindustria Sanità – per primo, seguito da Aurelio Regina, presidente Confindustria Lazio. Rappresentanti dell’imprenditoria che hanno conquistato l’appoggio di Francesco Pasquali, capogruppo di Futuro e Libertà della Regione Lazio. La ricetta è nota, il progetto di Confindustria per la riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale circola da qualche anno: integrazione tra pubblico e privato che funziona è il principale obiettivo. La sanità del Terzo Millennio, secondo Brozzi “dovrà puntare sulla rete già esistente e radicata dei medici di famiglia, un ‘ospedale diffuso’ per un New Deal del settore che punti sui valori di efficienza e solidarietà”. Naturalmente, alla base di tutto, nella visione dell’esponente della lista Polverini c’è l’impiego efficace ed efficiente delle risorse con la lotta a meccanismi di dispersione che oggi assorbono fino al 40% delle dotazioni annue.

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