Centro educazione motoria verso l’accreditamento

Cem-occupazione-01_full-2Adeguati gli standard assistenziali della struttura per disabili ospitata dalla Cri di via Ramazzini

I genitori sono in allarme ma entro breve la Regione Lazio potrebbe concludere l’iter per l’autorizzazione definitiva, ponendo fine a uno stato di incertezza che dura da anni. Il Centro romano di educazione motoria, struttura specializzata nell’assistenza ai disabili gravi, ha attraversato mille tempeste ma dal luglio 2013, quando fu siglato il protocollo d’intesa tra Croce Rossa, Regione Lazio e Asl Roma D, la strada è in discesa. “Dobbiamo essere grati alla Croce Rossa per tutto ciò che negli anni ha fatto per il Cem – esordisce Maria Cidoni, presidente dell’Agecem, associazione di genitori dei disabili assistiti – lo stesso non possiamo dire della Regione Lazio, che ha allungato i tempi in modo inconcepibile con richieste di adeguamento a standard assistenziali rigidissimi”. Lo stesso ente, in una nota del dicembre 2014, richiamava il “rispetto delle regole vigenti” per ottenere il sospirato nulla osta, in un accesso di scambi polemici tra le istituzioni coinvolte. La storia del Cem inizia da lontano: è il 1956 quando viene realizzata l’avveniristica palazzina, che si giovò di una generosa donazione di Mario Riva, famoso presentatore Rai dell’epoca. Il centro attualmente accoglie poco meno di 60 pazienti cerebrolesi, di cui 40 in condizioni gravi e molti senza famiglia. Per definire i rapporti tra la Cri che lo ha gestito fino al 2012 – anno della privatizzazione dell’ente – e la Asl Roma D, subentrata nell’amministrazione, oltre alla mediazione della Regione Lazio nel 2013 è entrato in campo il prefetto ma ora, secondo il presidente della Cri provinciale Flavio Ronzi, “la Regione ha tutto l’interesse a concludere il percorso, rallentato purtroppo da avvicendamenti dei dirigenti di via Cristoforo Colombo”. In ogni caso la vicenda riporta a galla le difficoltà in cui si dibattono i servizi di assistenza ai disabili, che subiscono un costante depotenziamento in termini di risorse umane ed economiche, vittime di quel welfare che sembra man mano svanire perché, come sostiene Maria Cidoni “si vuole far cassa sulla pelle delle persone più fragili e bisognose”.

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