Allergie: creiamo una rete regionale

allergologiaPiù patologie meno servizi. Interviene il segretario regionale degli specialisti in allergologia

di Roberto Polillo*

La situazione dell’allergologia nella regione Lazio, ma non solo in questa, vive una condizione paradossale: da un lato la prevalenza delle patologie allergiche è fortemente aumentata negli ultimi decenni per toccare la punta odierna del 25-30%; dall’altro i servizi di allergologia continuano ad essere fortemente insufficienti e gli specialisti che vanno in pensione non vengono sostituiti. Una carenza drammatica si registra poi nel campo della allergologia da farmaci, da veleno di imenotteri e nella diagnostica avanzata delle allergie alimentari, che necessitano di test di provocazione orale (Tpo) per una diagnosi certa e per avviare un percorso di desensibilizzazione all’alimento (spesso responsabile di gravi reazioni sistemiche). Le strutture in grado di erogare tali prestazioni sono meno delle dita di una mano, quasi nessuna pubblica e i tempi di attesa in regime ordinario raggiungono i 30 mesi. Una situazione che comporta serie difficoltà per quei pazienti che hanno avuto gravi reazioni o che non possono sottoporsi ad interventi chirurgici, anche banali come la cura dei denti, perché i medici in caso di allergia si rifiutano di procedere in assenza di certificazione dell’allergologo sui farmaci tollerati dal paziente. Ancora più paradossale il fatto che nonostante le numerose denunce di cittadini, la regione non ha previsto nel Piano di rientro, recentemente varato, alcun correttivo per colmare tali carenze. Uno schiaffo ai principi di universalismo del Servizio sanitario nazionale e di garanzia dei Livelli essenziali di assistenza per tutti i cittadini della repubblica. Eppure la regione Lazio, nel necessario processo di riordino del Servizio sanitario regionale – che comporterà la disattivazione di oltre 2400 Unità Operative Complesse – ha previsto una serie di interventi per il superamento delle criticità esistenti. Tra questi: 1) Il potenziamento delle specialità connesse all’area dell’emergenza (medicina d’urgenza, terapia intensiva, terapia intensiva neonatale, Utic, stroke-unit); 2) La valorizzazione e qualificazione delle reti di alta specialità tempo-dipendenti (Ictus, Trauma grave, Cardiologica e gravidanza e neonato ad altro rischio), come quelle relative alle specialità dei Dea di II livello; 3) L’ aggiornamento di altre reti di specialità, come ad esempio quella oncologica e delle malattie infettive; 4) La Realizzazione di un Dea di II livello nell’area sud della regione (Asl di Latina; 5) L’intervento nell’area dei Castelli romani con l’apertura del nuovo Ospedale con circa 300 posti letto. Non si capisce allora per quale motivo la programmazione regionale non metta mano alle altrettanto gravi carenze nella rete allergologica.

*Aaito – Associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri

Commenti Facebook:

Commenti