Forlanini: dal 30 giugno l’opedale non esiste più. Proteste e manifestazioni anti-chiusura

forlaniniSi portano via gli ultimi letti. Dal 30 giugno, dopo 80 anni di “onorato servizio”, dell’ospedale Forlanini non rimane quasi nulla. Tutto assorbito nel vicino San Camillo e, in via temporanea, all’Istituto Spallanzani, sulla non lontana Portuense. Il presidente Zingaretti, d’intesa con la direzione aziendale, ha forzato le tappe e ha concluso un accorpamento di cui si parlava dal 2006 e che non era mai andato in porto, considerate le difficoltà di inserire reparti, servizi, ambulatori, uffici, magazzini, corsi di laurea, museo anatomico e altri addentellati in un ospedale – il San Camillo – che per essere adeguato a ricevere tale mole di attività, secondo i vertici aziendali, avrebbe bisogno di un robusto finanziamento regionale. Se per i vertici di via Cristoforo Colombo dismettere una struttura siffatta significa risparmiare circa 15 milioni l’anno – e impiegare non meno cospicue risorse per canoni passivi di Asl e altri servizi in locazione da privati – per numerosi cittadini, che si vedono privati di quella che ritenevano fosse una “struttura di eccellenza”, la chiusura dell’ospedale si è tradotta in una grave perdita. Così, il 30 giugno, ultimo giorno ufficiale (ma non reale) di attività, in tanti si sono riuniti davanti all’ingresso di via Ramazzini, insieme ad associazioni, comitati, alcuni rappresentanti della commissione Sanità della Regione Lazio, del XII municipio, dell’Assemblea capitolina per chiedere alla Regione Lazio di preservare la struttura, utilizzandola per le esigenze socio sanitarie del territorio. In tal senso si espresse anche una petizione popolare, sottoscritta da 50 mila residenti del Lazio e consegnata nel 2008 all’allora sindaco di Roma Walter Veltroni.

 

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