“Sanità: più persone, meno macchine”

Nella nostra era informatica i rapporti tra cittadini e presidi sanitari sono sempre più distaccati e anonimi. Paradossalmente, le tecnologie, anziché favorire il contatto umano, accrescono le distanze, specie per le fasce sociali deboli. Gli elitari manovratori del progresso però sembra non se ne rendano conto.

Prendiamo ad esempio le prenotazioni per visite specialistiche: a Roma crescono le strutture in convenzione che affidano il sistema di prenotazione ai call center a pagamento. Anziani, malati gravi, molti cittadini, non sempre al telefono riescono ad essere sintetici, col risultato di pagare salato il solo tentativo di prenotarsi attraverso la cornetta.

Nell’epoca in cui tutto è visto con l’ottica economica e tutto deve tendere alla razionalizzazione, si rischia di perdere il contatto con la realtà delle persone sofferenti, con le loro storie e le loro vicende umane messe brutalmente alla porta dal call center di turno.

Bisogna ristabilire alcune priorità: il rapporto umano tra operatore e cittadino che si rivolge al servizio sanitario, le cortesie telefoniche che rendono, spesso, meno duro il travaglio di una malattia, la disponibilità di strutture regionali di rilievo di farsi carico anche del tempo da dedicare alla gente che vuole curarsi.

Tra cittadino e sanità troppe barriere si stanno ponendo a mo’ di recinzione: computer, segreterie telefoniche, call center a pagamento. Si rischia così di vanificare la fiducia nei servizi pubblici e in convenzione badando al perseguimento del pareggio in bilancio piuttosto che alla salute della collettività. Appare così inutile e grottesco chiamare i clown nei reparti per allietare i piccoli malati e, nel contempo, non dialogare con cittadini di tutte le età e condizioni sociali. Volendo concludere con uno slogan: in sanità, meno macchine più persone!

 

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