Una morte segnata dal giallo, che ben ricalca il personaggio di Andrea Purgatori. A poche ore dalla scomparsa, avvenuta il 19 luglio, un fascicolo d’indagine è stato aperto in procura a Roma dopo un esposto presentato dalla famiglia del giornalista. L’ipotesi di reato è omicidio colposo. Sono stati gli stessi congiunti a presentare denuncia e il Nucleo antisofisticazioni (Nas) dei Carabinieri, al comando del colonnello Alessandro Amadei, coordinato dai procuratori della Repubblica Sergio Colaiocco e Giorgio Orano sta ora conducendo indagini per fare luce sulla correttezza della diagnosi e delle cure apportate al giornalista deceduto per tumore al polmone a solo due mesi dal referto, rilasciato da una nota clinica romana. Sebbene tale patologia sia particolarmente insidiosa e conosciuta come la prima fra i “big killer”, negli ultimi anni nuovi studi e terapie mirate hanno acceso la speranza di sopravvivenza a lungo termine. Ad esempio, per il tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) metastatico, la combinazione di molecole immunoterapiche con la chemioterapia, sulla base degli studi effettuati ha dimostrato essere una cura che consente a un paziente su cinque la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi. Non sappiamo quale fosse il caso di Purgatori ma certo, il repentino decesso a due mesi dal preoccupante responso qualche dubbio lo solleva. Questo ha fatto sì che fossero avanzate le richieste sulla “correttezza della diagnosi e la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte, e se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie”. Quindi, come avviene in questi casi, sarà eseguita l’autopsia e saranno acquisite le cartelle cliniche.  La famiglia, rappresentata dall’avvocato Gianfilippo Cau, è difesa nel procedimento dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri. Unanime il cordoglio del mondo giornalistico e dell’opinione pubblica che per anni, ha visto in Purgatori un rigoroso narratore delle vicende più oscure della nostra recente storia e anche di quella più lontana da noi. Dal Corriere della Sera, dove iniziò con articoli sul terrorismo, poi l’indagine sulla Strage di Ustica, per cui scrisse la sceneggiatura di ‘Il muro di gomma’, diretto da Marco Risi. Personaggio poliedrico, nel film ‘Fascisti su Marte’ diretto da Corrado Guzzanti e Igor Skofic interpretò la parte del camerata Fecchia. E contribuì all’impegno ambientalista assumendo, dal 12 maggio 2014 al 15 giugno 2020 la presidenza di Greenpeace Italia. Molto apprezzata, la conduzione, sulla rete televisiva La 7 della nuova edizione di Atlantide, per cui nel 2019 ricevette il Premio Flaiano come miglior programma culturale.

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