Il 26 settembre è una giornata importante, non solo per il mondo cattolico ma anche per la storia della medicina. Si celebrano oggi, i Santi Cosma e Damiano, due martiri noti come Santi Medici, detti anargiri, ovvero senza denaro, perché curavano gratuitamente i poveri. Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli siriani, che esercitavano la professione e furono decapitati per aver professato la propria fede cristiana. Dopo lunghe torture, sotto Diocleziano, cessarono di vivere nel 303 a Cirro, presso Antiochia, dove furono sepolti. Si dice che, grazie alle cure che prestavano senza alcun corrispettivo in denaro, riuscissero ad avvicinare molte persone alla nuova religione. Ė intitolata a loro l’antica chiesa romana di San Cosimato in Trastevere, costruita nel X secolo, che fa parte del complesso del Nuovo Regina Margherita, un tempo ospedale oggi declassato a presidio sanitario e casa della salute. Ha una lunga e gloriosa storia, il complesso di San Cosimato, il cui nome sembra derivi dalla contrazione dei due nomi. Oltre alle bellezze architettoniche costituite dai due meravigliosi chiostri del XIII e XV secolo e dalle numerose testimonianze in essi conservate, le vicende legate a questo gioiello sono riferite a un antico monastero, costruito poco dopo l’anno mille, che fu teatro di numerose vicissitudini fino al 1891, quando venne espropriato per realizzare al suo interno un ospizio comunale. Negli anni, la struttura subisce numerose trasformazioni e nel 1925 viene inglobata negli Istituti riuniti di assistenza e beneficenza di Roma, per diventare negli anni ’60 ospedale specializzato in ortopedia e chirurgia. Ma i santi Cosma e Damiano non hanno lasciato testimonianze solo a Roma, dove spicca la basilica dedicata ai Santi Medici, primo luogo di culto sorto in via dei Fori Imperiali. Non molti sanno che nel Lazio, precisamente a Latina, c’è un comune italiano di quasi settemila anime che porta il nome dei due Beati. Altra scenografica testimonianza, nel nostro territorio, è costituita dal santuario dedicato ai due gemelli curatori di corpi e anime, nel Comune di Pontecorvo, uno dei simboli della storia della città e meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli. Da tempo il maestoso ingresso richiedeva un intervento che ne enfatizzasse lo splendore, specie nella imponente scalinata che conduce all’iconico colonnato. Finalmente il restauro si è concluso, grazie alla sensibilità del sindaco Anselmo Rotondo e dell’assessore Katiuscia Mulattieri, una volontà di valorizzare il territorio, che ha ricevuto il plauso dell’assessore all’Urbanistica della Regione Lazio Pasquale Ciacciarelli, che ha ricordato in una nota come “l’amministrazione di Pontecorvo dimostra una grande sensibilità  verso i simboli della propria storia, della propria tradizione. Da questi bisogna partire – ha commentato l’assessore – per avere maggiore consapevolezza della propria cultura, preservando, di conseguenza, l’identità del proprio territorio. Una sensibilità riscontata nell’intera comunità dei fedeli guidata dal parroco Don Maurice”. Un legame che va avanti da secoli, considerata la storia della località. Un antichissimo documento, rinvenuto nell’archivio dell’abbazia di Montecassino, rivela che da prima dell’anno Mille – esattamente dal 955 – nel territorio di Pontecorvo esisteva una chiesa, oggi distrutta, dedicata a San Cosma. Non si conosce l’anno di costruzione né quando fu abbattuta ma, di fatto, quello che è sicuro, è l’antica tradizione di devozione nei confronti dei Santi Medici. Che oggi, con le opere di restauro, viene rinnovata e rafforzata.

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