Piano sanitario, inizia il cammino

La nuova proposta di piano sanitario nazionale 2011-2013, approvata in Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2011, inizia il suo iter con le consultazioni delle organizzazioni sindacali, delle Commissioni parlamentari e con il parere della Conferenza unificata Stato Regioni per la prevista intesa. Il corposo documento, di 114 pagine, denominato “bozza provvisoria” tratta molte tematiche che riportiamo in tabella e, secondo il dicastero, il Piano evidenzia come macro obiettivo del Servizio sanitario nazionale la promozione del “benessere e della salute dei cittadini e delle comunità”, nella consapevolezza che “la vera ricchezza del sistema sanitario è la salute dei cittadini”. Sono costituite da circa 1,5 miliardi l’anno le risorse con cui le Regioni potranno mettere in atto i programmi previsti.

Convegno alla Cattolica: la salute degli italiani e l’attuazione del federalismo

Federalismo: “Regioni tutte uguali allo start”

Mentre il ministero della Salute è impegnato a proporre il nuovo Piano sanitario nazionale, docenti, esperti, amministratori del settore si confrontano sul federalismo che, “se non si ridurranno le disomogeneità tra una regione e l’altra, sarà un fallimento”. è questo il parere di molti relatori intervenuti il 19 maggio scorso al convegno sulla “Efficacia dell’assetto federale in sanità” organizzato presso l’Università Cattolica di Roma. Secondo Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale presso lo stesso ateneo “l’effetto dei Piani di rientro operanti in alcune regioni italiane è stato quello di praticare tagli orizzontali che non hanno reso il sistema più efficiente. Se le regioni in maggiore difficoltà – ha precisato il professore – si sono salvate soltanto grazie al c.d. fondo di perequazione, che dal 2013 verrà meno, bisogna correre subito ai ripari eliminando in primo luogo tutte le iniquità e il divario profondo tra nord e sud Italia”. Sulle diverse condizioni di morbilità e mortalità nelle diverse aree geografiche del Paese si è soffermato Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Cattolica, precisando che “non sarà il federalismo a combattere le disuguaglianze se si perpetuerà la continua diatriba tra lo Stato che chiede rigore alle regioni con i conti fuori controllo e queste ultime che cercano di evitare restrizioni”. La questione federale per il docente “ è stata affrontata nel peggiore momento economico dopo la crisi del ’29 e i tempi sono stati dettati dalla politica”. La conclusione è che comunque un federalismo iniquo è inaccettabile, laddove le condizioni di salute peggiorino secondo il territorio in cui si vive. “Stato e regioni debbono perciò – secondo il preside di Medicina e Chirurgia dell’Università Rocco Bellantone – monitorare costantemente gli standard di salute sul territorio e intervenire con gli opportuni strumenti laddove sussista il pericolo di inefficienze che si ripercuotono sulla salute dei cittadini”.

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