Piano di rientro, i punti da cui ripartire

Affrontiamo la seconda parte dello studio sul Piano di rientro della Regione Lazio, valutando le ripercussioni che la manovra ha avuto sul numero dei posti letto delle strutture pubbliche per pazienti acuti e per la riabilitazione. Si nota infatti che, pur tagliando i posti di ricovero per la riabilitazione degli altri soggetti accreditati, si aumenta per questi ultimi di 118 unità la dotazione per acuti. Fatto questo autorevolmente certificato dal verbale delle riunione congiunta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti dei giorni 13-16 ottobre 2010
“Nell’ambito degli interventi di riorganizzazione sono individuati per tutte le strutture pubbliche e private la dotazione di posti letto attuale e quella derivante dagli interventi di riqualificazione. Secondo la relazione AGENAS per quanto riguarda le strutture per acuti pubbliche è previsto un passaggio da 16.455 a 15.546 posti letto con una riduzione di 909 p.l. pari al – 5,5%. Per quanto riguarda le strutture per acuti private è previsto un passaggio da 2.640 a 2.758 con un aumento di 118 p.l. pari a + 4,5%. Per quanto riguarda le strutture di riabilitazione pubbliche il passaggio è da 1.668 a 1.087 p.l. con una riduzione di 581 p.l. pari a – 34,8%, mentre nel privato il passaggio è da 4.008 a 2.532 p.l. con una riduzione di 1.477 p.l. pari a – 36,8%.

Il Piano contiene una ulteriore e ancora più vistosa contraddizione. Pur essendo nato per mettere sotto controllo i fattori di spesa e ridurre il deficit corrente, in realtà, non presenta nessuna valutazione sull’impatto economico che le misure in esso previste potranno avere sui conti della regione. Non c’è nessuna indicazione sui risparmi derivati dalla trasformazione di 24 strutture ospedaliere in ospedali distrettuali mentre è già scontato che nessun risparmio potrà derivare dalla disattivazione parziale di posti letto negli altri presidi. In questo modo infatti le minori spese riguarderanno solo ed esclusivamente i costi marginali che rappresentano una quota minima e trascurabile del costo di “esercizio” dell’intera struttura. Si corre il rischio, in altre parole, che senza una lotta feroce agli sprechi e alla corruzione, alle duplicazioni delle strutture, al completo abbattimento delle spese per consulenze e acquisto di “prestazioni professionali” e all’uso improprio degli ospedali, ci si ritroverà daccapo con una spesa di parte corrente fuori controllo.

Quali sono allora gli elementi che una proposta alternativa dovrebbe prendere in considerazione per coniugare difesa della salute, equità e efficienza economica? In termini necessariamente schematici riteniamo che un nuovo Piano non possa prescindere dal raggiungimento dei seguenti obiettivi

• Riequilibrare l’offerta sanitaria a favore delle province
• Rivedere la divisone della regione in 4 macroaree
• Rivalutare il numero effettivo di abitanti
• Realizzare una integrazione tra le reti ad alta complessità e reti a media e bassa intensità
• Chiarire il ruolo dei Policlinici Universitari
• Definire analiticamente i rapporti con gli Istituti religiosi a convenzione obbligatoria
• Riorganizzare la rete ospedaliera della capitale
• Prevedere specifici protocolli di dimissione di pazienti
• Attivare immediatamente i posti di RSA e di lungodegenza
• Attuare la sentenza del TAR n. 977 del 9.3.2011 sulla dotazione di posti letto al Santa Lucia
• Rafforzare la rete del soccorso Ares 118
• Dare avvio alla Osservazione breve intensiva (OBI)
• Istituire negli ospedali distrettuali il “chronic and care model”
• Integrare le attività sanitarie con le attività socio-assistenziali
• Ridefinire gli accordi con i medici di medicina generale
• Risolvere il problema dei precari e dei contratti “professionali”

Nella terza parte di questa trattazione svilupperemo tali proposte, che sono state illustrate nel convegno promosso il 9 aprile 2011 dalla Federazione della Sinistra della Regione Lazio presso il centro congressi di via dei Frentani a Roma.

Roberto Polillo
Dirigente medico Asl Roma A
(IIª parte – continua)

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