Piano di rientro, assicurare un’assistenza equa

Continua il nostro percorso sul piano di rientro e i suoi effetti relativi all’offerta di servizi ai cittadini. In questo numero, partiamo da alcuni aspetti essenziali da cui non si può prescindere per assicurare equi livelli di assistenza ottimizzando il sistema:
• Riequilibrare l’offerta sanitaria a favore delle province, deve essere garantito lo standard di 4 PL per mille comprensivi di 0,7 PL per riabilitazione e post acuzie. (valori attesi: Frosinone: 2,1; Rieti: 2.6; Latina: 2,75; Viterbo: 2.32; Roma: 3,56) per evitare la dipendenza di aree lontane dalla capitale e non soffocare gli ospedali capitolini di riferimento delle province per l’alta specialità;
• Rivedere la divisone della regione in 4 macroaree. è indispensabile rivedere la divisone della regione in 4 macroaree, semplice artificio contabile per raggiungere lo standard previsto che di fatto nega la garanzia di assistenza nei territori della provincia;
• Rivalutare il numero effettivo di abitanti, tale valutazione ai fini di ristabilire lo standard di posti letto di spettanza del Lazio;
• Realizzare una integrazione tra le reti ad alta complessità e reti a media e bassa intensità offrire una copertura al territorio regionale attraverso la definizione chiara di percorsi e tempi (protocolli scritti), colmando vuoti assistenziali tipo Ematologia, Allergologia e Immunologia clinica;
• Chiarire il ruolo dei Policlinici Universitari. Stabilire la quota parte dei costi da questi sostenuti per formare medici e altri professionisti sanitari che saranno utilizzati da regioni che però non hanno investito nel processo formativo (22% dell’intera offerta formativa). Si tratta di un cifra calcolata in 400 mln di euro che dovrebbero tornare in larga parte nella casse della regione Lazio;
• Definire analiticamente i rapporti con gli Istituti religiosi a convenzione obbligatoria con i quali è lo Stato italiano ad avere sottoscritto i rapporti contrattuali fin dalla legge 833/78 prevedendo che anche tali istituti sottostiano agli stessi obblighi del pubblico per i percorsi assistenziali, accesso al CUP regionale e reclutamento del personale;
• Riorganizzare la rete ospedaliera della capitale, accorpare reparti prevedendo un uso delle alte tecnologie, della alte specialità, delle sale operatorie per un tempo prossimo alle 24 ore, implementando nuovi modelli assistenziali come quello basato sulla intensità di cura;
• Prevedere specifici protocolli di dimissione di pazienti, affidamento a strutture a minore intensità assistenziale (post acuzie, ospedale distrettuale, RSA) istituendo sul modello toscano le cosiddette “discharge room” in ogni presidio ospedaliero.
• Attivare immediatamente i posti di RSA e di lungodegenza. Si tratta di oltre 5.000 posti la cui carenza comporta un uso improprio degli ospedali che da presidi adibiti all’acuzie si trasformano invece in strutture per lungo degenza o simili (5148 posti letto a fronte di un fabbisogno 13072). Un provvedimento essenziale per rendere efficiente il sistema, in linea con quanto sostenuto dallo stesso Ministro Sacconi nel “rapporto sulla non autosufficienza del 2010” laddove si dimostra come il disavanzo regionale sia connesso (in modo potremmo dire lineare) ad un eccessivo uso dell’ospedale e questo a sua volta sia in diretta relazione alla scarsa disponibilità di posti letto per anziani. Un mezzo peraltro indispensabile per salvaguardare migliaia di posti di lavoro, ora messi a rischio dalla manovra.

Roberto Polillo
Dirigente medico Asl Roma A
(IIIª parte – continua)

Commenti Facebook:

Commenti