Sanità penitenziaria, uno dei punti dolenti di un settore già gravato da numerosi problemi. Nella Regione Lazio sono presenti 14 istituti di pena per adulti e uno per minori, più un centro di prima accoglienza. Tutte le Asl, esclusa la Roma 5, si trovano a gestire almeno un istituto di detenzione e il coordinamento tra queste e le amministrazioni competenti è rappresentato da un “Osservatorio permanente”. Partito nel 1999, con il decreto numero 230, il passaggio di consegne tra ministero della Giustizia e dicastero della Salute in tema di cure e assistenza ai reclusi, ha richiesto un ventennio per trovare piena applicazione. Norme nazionali, regionali, accordi tra Stato ed enti locali e ancora, tavoli tecnici, gruppi di lavoro e osservatori territoriali, per una riforma di difficile applicazione. Per questo, giunge più che mai appropriata la proposta che Luisa Regimenti – assessore alla Sicurezza, enti locali e personale della Regione Lazio – ha lanciato nel corso della visita del 13 novembre nel reparto distaccato di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, relativa al riconoscimento dello status di sede di lavoro disagiata ai penitenziari, al fine di incentivare i sanitari a sceglierli come luoghi di servizio.  “I sanitari che lavorano con i detenuti sono spesso oggetto di violenze verbali e fisiche – ha dichiarato l’assessore – e operano in condizioni non semplici. È giusto riconoscere le giuste aspettative economiche e di carriera di chi affronta il disagio di curare la popolazione carceraria”. Una soluzione che, in parte, potrebbe attenuare le difficoltà incontrate in questi anni di riforma “in itinere” che non ha prodotto i risultati sperati. Nel corso della visita, Regimenti ha assicurato l’appoggio regionale per la riorganizzazione del reparto, considerato un’eccellenza ma che necessita di essere trasferito all’interno del corpo centrale del nosocomio per ottimizzare l’assistenza. Un progetto a cui lavorano da tempo i vertici aziendali, dal direttore sanitario della Asl Roma 2 Giuseppe Gambale a quello del reparto Samuela Beccaria, passando per il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e la direzione del Pertini.

 

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