Dal 9 febbraio, Giorgio Giulio Santonocito guida il Policlinico di Messina. E mentre il neocommissario – già direttore generale della Asl Roma 5 – prende possesso della poltrona più alta dell’ospedale universitario siciliano, a Tivoli l’ospedale cittadino stenta a riprendere vita. Al rovinoso incendio della notte dell’Immacolata, che ha provocato la morte di tre degenti e numerosi danni a reparti essenziali, è seguito un programma di interventi per la riapertura – proposto dall’ex direttore nominato dall’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato – inadeguato secondo i diretti interessati. Dall’Anaao alla Cgil, passando per Cittadinanzattiva, le falle nella tempistica proposta sono ben evidenti e costantemente denunciate: manca un tavolo tecnico di confronto tra istituzioni e operatori; il pronto soccorso è stato ricavato in locali di fortuna allestiti all’aperto altamente inadeguati; si rincorrono notizie frammentarie e imprecise che confondono i cittadini, costretti a intraprendere scomodi viaggi fuori città per le prestazioni essenziali. Non solo. Gli stessi operatori sono costretti a percorrere giornalmente almeno 50 chilometri per recarsi al lavoro nei reparti trasferiti altrove. Attualmente è aperto solo il Cup per le prenotazioni, alcuni ambulatori e la sala prelievi, un’offerta di servizi altamente insufficiente ai bisogni dei cittadini. Il vulnus più evidente poi, è lo spostamento del punto-nascite: a Tivoli la cicogna non arriva. Una richiesta avanzata costantemente, da vari soggetti. In primis, dagli esponenti di Cittadinanzattiva la cui raccolta di firme per la riapertura del presidio sta andando avanti e, dall’8 febbraio, dai segretari delle locali sezioni del Partito comunista italiano creatura di Marco Rizzo. Lucia Addario e Gabriele Patta, del Pci Monti Prenestini e Valle del Tevere, hanno presentato un esposto alla procura di Tivoli per ottenere la riapertura del Punto Nascita nella Asl Roma 5, perché “ad oggi 500mila persone si vedono negato un servizio essenziale”. Nel 2015 era stata la stessa Cittadinanzattiva Lazio a illustrare ai giudici la situazione di grave depotenziamento dell’azienda sanitaria, non rispondente alla erogazione dei cosiddetti Lea – livelli essenziali di assistenza – e per anni un ampio bacino di utenza è stato privato di servizi essenziali quali l’emodinamica cardiaca, la risonanza magnetica (presente invece in quattro strutture private), i posti letto con indici di occupazione dello 0,98% su 1000 abitanti contro il 3% previsto per legge. Per non parlare della obsolescenza dei macchinari presenti. Il colpo di grazia per l’ostetricia è arrivato insieme all’incendio, occasione colta per cancellare il punto nascita. Un trasferimento annunciato con grande tempismo con nota della direzione generale numero 50444. Come lamentano i medici ospedalieri del sindacato Anaao, un ulteriore rischio è legato al blocco della cosiddetta rete tempo-dipendente ovvero l’organizzazione di strutture e servizi atti a intervenire tempestivamente in caso di infarti, ictus e patologie acute, onde scongiurare il pericolo di vita. In sintesi, come sottolineato nell’esposto del Pci, notificato a tutti i sindaci del territorio della Asl Roma 5, viene messa in discussione la garanzia del diritto alla salute, prevista dall’articolo 32 della Costituzione.

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