Lipari: cittadini in lotta per salvare l’ospedale

L’ospedale pubblico, per una comunità, è un servizio importante. Per gli abitanti di un’isola lo è ancora di più. Sono cittadini “sottoposti da sempre al capriccio dei mari e dei venti”, impossibilitati talvolta a raggiungere la terraferma in caso di emergenza. A Lipari, perla delle isole Eolie, i residenti da tempo sono costretti a fare la spola con la terraferma anche per le patologie più banali. Va avanti senza tregua l’opera di smantellamento del locale “Ospedale Monumento pro eoliani caduti in guerra”, contrabbandata come necessità imposta dalle rigide necessità finanziarie, legate ai risparmi sulla sanità, tanto da veder compromesso l’accesso ai Lea – livelli essenziali di assistenza – e affievolito il diritto alla salute, garanzia costituzionale troppo spesso calpestata. Il peggiorare della situazione ha indotto alcuni rappresentanti di questa comunità di oltre 12mila abitanti, che in estate arriva a picchi di 100mila, a chiedere l’urgente convocazione del consiglio comunale e, contestualmente, sono state raccolte più di tremila firme a sostegno di un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, al prefetto di Messina, ai vertici della Regione Sicilia, a quelli della Asp, azienda sanitaria provinciale di Messina e al sindaco di Lipari. Sono anni che i cittadini, riuniti nel comitato spontaneo “L’ospedale di Lipari non si tocca”, combattono contro quello che vedono come ineluttabile depotenziamento della struttura a favore dei privati. Una storia comune in tutta Italia, dall’ultimo capoluogo del Nord alla punta estrema delle isole siciliane, passando per il Lazio. A Lipari non è possibile curare la frattura di un femore, eseguire una colonscopia; gli interventi chirurgici più semplici sono effettuati a intermittenza, quando è possibile tenere aperta la sala operatoria in presenza dei rari anestesisti assegnati “in condominio” con ospedali sulla terraferma. Così come mancano i chirurghi, i medici di pronto soccorso e gli infermieri con un organico che è la metà di quello previsto. E l’urologo c’è per due giorni mentre l’ortopedico solo uno, il laboratorio analisi è rimasto scoperto per non parlare delle apparecchiature dell’holter donate dai cittadini alla cardiologia e mai entrate in funzione. E a Lipari non si nasce. Come i fratturati al femore, le persone colte da infarto, le vittime di un incidente o bisognose della camera iperbarica – cosa non infrequente su un’isola con notevoli presenze turistiche – le mamme in attesa sono trasportate in eliporto all’ospedale sulla terraferma, se si fa in tempo…Puntuali, sono arrivate le rassicurazioni del commissario dell’Asp messinese Bernardo Alagna. “Posso garantire – assicura – che nei prossimi giorni per la chirurgia arriveranno due medici trasferiti da altro ospedale del messinese e per il laboratorio analisi il 22 novembre giungeranno due tecnici e un biologo”. Risorse sufficienti per un ospedale che, nel gradimento dei pazienti, tra cui molti turisti, riporta punteggi altissimi. Intanto i cittadini attendono, mentre il ministro della Salute Roberto Speranza inserisce nella manovra finanziaria la dotazione di 90 milioni per potenziare i servizi di pronto soccorso di tutta Italia. Il nulla, rispetto alle necessità di un servizio sanitario pubblico che negli ultimi dieci anni è stato privato di 37 miliardi.

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