“I medici stranieri lavorano per l’Italia e gli italiani”

“La vera emergenza nella sanità in Italia l’hanno creata i governi e i politici negli ultimi 10 anni”. Il commento, piuttosto duro arriva da una nota diffusa da Foad Aodi, presidente Amsi, l’associazione medici stranieri in Italia, che il 18 gennaio ha incassato un notevole successo grazie al provvedimento della Regione Lazio che apre alle assunzioni negli ospedali pubblici dei suoi associati, in Italia da almeno 5 anni e iscritti all’Ordine dei medici del nostro Paese. Aodi accusa la mancata programmazione quale motivo principale della carenza di camici bianchi nelle nostre strutture pubbliche, che con la pandemia ha messo in ginocchio il settore. Per rassicurare i colleghi italiani il presidente, riferendosi ai medici stranieri ha dichiarato “lavoriamo solo per l’interesse dell’Italia e degli italiani” e ha ricordato che numerosi professionisti della sanità polacchi, rumeni e albanesi negli ultimi tre anni hanno fatto ritorno nei loro paesi di origine. Aodi ha poi rammentato i numeri di organici insufficienti di ospedali e Asl italiani. “In Italia ci sono 6,2 infermieri per ogni 1000 abitanti, cifra inferiore alla media europea del 25 per cento mentre i medici sono 4,1 per ogni 1000 abitanti rispetto alla media europea di 3,9. In un mese – aggiunge il presidente – più del 210 per cento di operatori sanitari sono risultati contagiati con l’80 per cento di infermieri, tra cui 600 stranieri. Si consideri poi che lo stipendio medio mensile di un infermiere in Europa si aggira intorno ai 2000 euro, con un picco che in Germania tocca i 2500 mentre in Italia si arriva a guadagnare, nei primi anni di assunzione 1400 euro che aumentano solo con l’anzianità e la super specializzazione”. Numeri da collasso del sistema secondo Aodi, che rammenta ancora una volta quanto sia importante l’apporto dei professionisti stranieri. “Una grande risorsa della quale non si può più fare a meno”, considerato che in Italia servirebbero almeno 70mila infermieri e 60mila medici per evitare il tracollo del sistema, entro il 2026. (Nella foto: professionisti italiani e stranieri al G 20 della sanità)

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