Governo clinico, entro novembre è legge

Ha superato il parere della Conferenza Stato-Regioni e, dopo l’approvazione della commissione Affari sociali della Camera si appresta a diventare legge. Il disegno di riforma della sanità, “Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario”, relatore Domenico Di Virgilio (Pdl), ha incassato il nulla osta della Conferenza unificata perché, secondo il presidente Vasco Errani “sono state attenuate quelle norme che sembravano invasive rispetto all’autonomia e alle competenze delle Regioni”. In realtà non era questa la sola opposizione che il provvedimento ha dovuto superare. Ad aprile, le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e veterinaria – dodici sigle compatte – avevano manifestato a parlamentari e responsabili della Sanità dei partiti, le proprie perplessità rispetto al ddl che lasciava intatte “regole di ingaggio sempre più radicate in un efficientismo gestionale che esercita un controllo pressoché assoluto dei Medici, privi di un coinvolgimento operativo nei percorsi organizzativi, considerati solo come costosi fattori di produzione”. Ovvero, l’esasperato ricorso a regole dettate dall’economia, da parte del management aziendale, non si addice a una professione che ha, quale missione primaria, la tutela della salute al di sopra di tutto. Da qui la richiesta di un nuovo modello gestionale basato sulla “idea del governo clinico nata (…) per contrastare una cultura che nelle organizzazioni sanitarie riduce i Medici alla stregua di macchine banali e anonime, rinunciando alle loro competenze e professionalità”. Insomma, più reali margini di autonomia e responsabilità per i professionisti, a supporto del management aziendale nelle scelte tecniche con procedure di selezione delle carriere e verifica delle competenze meno discrezionali e autoritarie, sottratte al rapporto fiduciario con il direttore generale. In sintesi: via la politica nella sanità ma nei fatti, non a parole. Il testo si limiterebbe a ribadire norme di funzionalità delle aziende sanitarie, sfiorando soltanto il nocciolo dei problemi “che pure, a detta dei promotori, l’avrebbero originato, e sottraendo ulteriore materia allo spazio contrattuale per affidarla in modo unilaterale alle Regioni”. Per i sindacati il testo sul Governo clinico va rivisto alla luce delle esigenze delle categorie professionali. Altrimenti meglio farne a meno.

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