Case della salute, a scuola in Emilia

ospedale-forlimpopoli-big-beta-2Case della salute, il progetto di medicina territoriale della Regione Lazio prende corpo lentamente. La prima tappa a Sezze, dove il 28 febbraio è stata inaugurata la prima struttura, cui ne seguiranno altre tre: a Pontecorvo, a Roma con il presidio Santa Caterina della Rosa al Prenestino e a Rocca di Papa. Lo schema da seguire per la loro organizzazione è contenuto nel decreto numero 428 del 2013 del commissario ad acta e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e ricalca quello attuato nelle regioni virtuose: Emilia Romagna, Toscana e Marche. Si tratta del Chronic Care Model, consistente in una presa in carico integrata del paziente con patologie cronico/degenerative. La scelta è stata orientata seguendo modelli che si ritengono virtuosi. Per questo una delegazione della Regione Lazio, nel dicembre 2013, è andata a lezione in Emilia Romagna, a Forlimpopoli, la cui struttura assistenziale territoriale è ritenuta “un caso da manuale” da docenti dell’università milanese Bocconi e da molti direttori generali italiani. I dirigenti e amministratori regionali, hanno voluto studiare dal vivo l’innovativa esperienza di trasformazione e hanno mostrato particolare interesse per l’ospedale di comunità, attivo dal 2 dicembre scorso, in particolare per le modalità di assistenza infermieristica e cure mediche ai pazienti ricoverati. Tale presidio è infatti un reparto che sperimenta tale gestione, al cui interno vengono assicurate cure mediche dai sanitari dell’area post-acuti dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì e dai colleghi di medicina generale del nucleo di cure primarie di Forlimpopoli-Bertinoro, nonché dai medici di continuità assistenziale che lavorano nella casa della salute. Nel Lazio si è optato per la flessibilità, secondo le situazioni territoriali e di rilevazione dei bisogni ma, il modello generale è così concepito: apertura per almeno 12 ore al giorno, attivazione di équipe multidisciplinari, punto unico di accesso per favorire l’accoglienza e l’orientamento, telemedicina per creare una rete assistenziale efficiente e ben collegata con i presidi ospedalieri per i casi più complessi. Un modulo base da cui partire con i servizi essenziali, di cui fanno anche parte il centro prelievi, la diagnostica strumentale di 1° livello, l’ambulatorio infermieristico, le prestazioni specialistiche, cui affiancare moduli aggiuntivi di cure a gestione intermedia, con la possibilità di alcuni posti letto per la breve osservazione. Non mancheranno poi prestazioni sociali, in una visione di integrazione del socio-sanitario, in linea con la proposta di legge regionale che recepisce la normativa del 2000 (legge 328) che disciplina la stessa materia. Il tutto coordinato da un medico di medicina generale, in collaborazione con il direttore di distretto, in una logica di integrazione del budget municipale e quello della Asl. A sostegno delle case della salute, è arrivato qualche mese fa lo stanziamento di 30 milioni di euro destinati all’edilizia sanitaria e le nuove tecnologie ed è stato avviato il programma formativo per gli operatori impegnati in tale progetto.

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